martedì 17 dicembre 2013

Note sui pugni



Il pugno sferrato con la sinistra è di solito un contro-colpo. Alle volte è meglio indurre un avversario a prendere un' iniziativa facendo una finta. 

 Per evitare il destro dell' avversario si può abbassare la testa e proiettarla in avanti e a destra; è indispensabile un tuffo modesto, sufficiente per schivare il colpo. 

Prima che l' avversario sferri il colpo con la mano avanzata, la tua mano sinistra, deve sfiorare il suo gomito; e la rotazione.

lunedì 9 dicembre 2013

Cenni sull' importanza delle parate.



Secondo Bruce Lee la parata deve essere un movimento sciolto, leggero e tempestivo. Questo e quanto risulta dal suo libro. 

Più raffinata rispetto al bloccaggio, se ne differenzia perché quest' ultimo si serve soprattutto della forza e provoca contusioni. 

Particolarmente efficaci sono le parate eseguite con la mano messa di traverso, poiché riescono a bloccare anche i colpi più violenti. 

 (Fonte: Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

lunedì 25 novembre 2013

Il cross con la mano arretrata nel Jeet Kune Do



Quando siete posizionati di guardia, il vostro pugno arretrato si trova sotto al mento, a qualche centimetro dal petto.

Nel momento in cui sferrate un pugno con la mano avanzata la torsione del busto lo fa arretrare ulteriormente di qualche centimetro

In questo caso si può colpire con uno dei pugni più pericolosi del pugilato: il cross con la mano arretrata

Secondo Bruce Lee il cross con la mano arretrata rappresenta l' artiglieria pesante.

venerdì 15 novembre 2013

La scuola morbida e dura. Lo Yang e lo Yin.



Esistono due scuole di Kung Fu, l' interna e l' esterna, entrambe sono legate al concetto di Yin e Yang. 

Mentre lo Yin rappresenta la morbidezza, la cedevolezza, la passività, il negativo, il femminile, lo Yang è il suo opposto: il duro, la fermezza, l' attività, il positivo, il maschile. 

 Il simbolo dello Yin e dello Yang è noto un po' a tutti, è composto da due semicerchi, uno nero e l' altro bianco, insieme formano un tutto armonico

 Tutte le scuole di Kung Fu sono state influenzate da questi atteggiamenti sia nelle manifestazioni estreme, che in forme intermedie, in cui i due concetti si bilanciano in modo armonioso. 

 Un allievo deve arrivare ad armonizzare lo Yin e lo Yang, secondo il suo temperamento per esaltare al massimo le sue doti naturali. 

 La scuola morbida insegna la calma e la fermezza nelle posizioni; la calma predispone all' acquisizione del CH'I ed esalta i riflessi migliori; la scuola dura esalta la potenza, la velocità e la resistenza. 

 (Autore: John Armstead, Edizioni Mediterranee, Kung Fu di Okinawa)

giovedì 14 novembre 2013

Tode. Il vecchio Karate.



Il Karate si chiamava allora Tode o semplicemente Te. Le sue scuole più micidiali sorte nelle città di Shuri e Naha, si chiamavano rispettivamente Shurite – La mano di Shuri – e Nahate – La mano di Naha - . Il suo nome attuale viene usato per la prima volta nel 1905 dall' okinawese Nagashige Hanagusubu. 

 Nel 1921 Funakoshi Gichin viene invitato in Giappone per introdurvi questa disciplina che raccoglie immediati consensi, si permea dello spirito del Budo (tipicamente nipponico), si fonde con tecniche di Jujitsu ed adotta definitivamente il nome di Karate nel 1930, quando l' ideogramma cinese viene sostituito dal Giapponese Kara che sta a significare il vuoto, la limpidezza mentale che il praticante di Budo deve possedere per fronteggiare qualsiasi situazione senza prevenzioni. E' del buddismo il detto – La forma è il vuoto. Il vuoto è la forma -. 

 Oggi in Giappone esistono varie scuole di Karate. Cito le più famose e importanti Shitoryu, fondata da Kenwa Mabuni, Gojuryu, fondatore Chojun Miyagusuku, Shotokan di Gichin Funakoshi, Wadoryu creata dal maestro Hironori Otsuka.

 In tutte queste scuole sono confluiti millenni d' esperienze belliche. Oggi la pratica sportiva del Karate ha messo al bando almeno il 90% delle sue potenzialità. Per vincere una gara è sufficiente la conoscenza di una mezza dozzina tra calci e pugni, e buona parte dei maestri non conosce e non ha bisogno d'altro. 

 Nel Karate originale il numero di tecniche è incredibilmente vasto dato che questa moderna disciplina ha attinto a piene mani da tutte le metodiche di lotta che l' hanno preceduta. In questo Karate, quello che ormai non si pratica che in rarissime palestre, non esistono colpi proibiti, il repertorio di colpi si avvale di tutte le tecniche di pugno del pugilato, più altre ancora, sfrutta strangolamenti e proiezioni appartenenti al Judo e al Catch, adopera leve provenienti dall' Aikido, non disdegna alcun tipo di percossa e trasforma ogni parte del corpo in un' arma potenziale. 

 Lo scopo di questo libro è appunto di mostrare almeno una parte delle tecniche trascurate dall' insegnamento sportivo ma desumibili dai Kata e dai vari tipi di Kumite preordinati che sono alla basa di ogni scuola.

 (Fonte: Karate ed Oltre, autori: Mario Morelli, Silvio Raho, Edizioni Mediterranee)

mercoledì 6 novembre 2013

Il contrattempo nel Jeet Kune Do



Attaccare senza prima essersi assicurati il controllo del tempo di movimento e della posizione della mano dell' avversario è da sprovveduti. 

 Quindi un lottatore intelligente, si serve, di ogni mezzo per provocare un colpo d' arresto. Il colpo d' arresto permette di controllare la mano o la gamba dell' avversario.

 L' attacco per seconda intenzione, è un movimento premeditato utilizzato contro gli avversari abituati a tentare colpi d' arresto o attacchi all' interno di altri attacchi. Si tratta quindi di attaccare non appena il partner compie un movimento di offesa. 

 Il contrattempo è una strategia grazie alla quale si porta l' avversario ad attaccare in tempo, in modo da impossessarsi o di liberarsi della sua mano, e poi attaccare o rispondere. Non si tratta tanto di provare il colpo d' arresto, ma di stornare la parata con perfetta tempestività. 

 Per ridurre al minimo il rischio di venire colpiti nello spazio di azione dell' avversario, e per eseguire il movimento di contrattempo bisogna valutare bene la distanza

 Perché il movimento in contrattempo abbia successo è importante nascondere le proprie intenzioni e indurre l' avversario ad eseguire il colpo d' arresto. Quando il colpo viene parato, è importante che l' avversario non abbia la possibilità di riprendere la posizione di guardia. 

 Un colpo d' arresto può essere provocato in diversi modi. Invitando l' avversario, eseguendo finte senza coprirsi, mediante falsi attacchi. Può essere proficuo rispondere opponendosi: immobilizzando il colpo d' arresto, o con attacchi evasivi. 

 (Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

martedì 5 novembre 2013

Strumenti pugilato nel Jeet Kune Do



Il pugilato occidentale, porta gli atleti a esporsi a rischi eccessivi, le arti marziali invece, nelle quali non è proibito colpire nessuna parte del corpo, sono al confronto superprotettive

 Tuttavia, la regola in esse vigente, che impone di arrestare gli attacchi a parecchi centimetri dal bersaglio, comunica un senso sbagliato della distanza. Si tratta di sollevare polvere davanti allo stesso, facendo si che vengano trascurate le tattiche evasive

 Queste sono parte di un' arte aggressiva, così come sono parte del pugilato. Quando si effettuano slittamenti, tuffi, e oscillazioni sono tutti una sorta di difesa offensiva della distanza di sicurezza.

 In un incontro realistico bisogna ricorrere ad entrambe le suddette tattiche. Dobbiamo mantenere le distanze di sicurezza. Nessuna delle due può garantire il successo dell' incontro. 

 Nelle arti marziali le tattiche evasive possono essere usate durante l' esteso impegno finale dell' avversario e durante le pause fra due manovre. Queste tattiche serviranno a sottrarre l' iniziativa all' aggressore. 

 I pugni nell' attacco vanno assestati con la mano avanzata, sono inoltre importanti le finte e le contromanovre sostenute da mobilità, pressione e strategia. 

 Il buon pugile può togliere l' iniziativa all' avversario, grazie a colpi velocissimi, o attraverso delle finte può rispondere ai pugni che vanno a vuoto. L' insuccesso lo porta a perdere l' iniziativa, rendendolo un facile bersaglio dell' avversario. 

 Abilità fondamentale nel pugilato e ingannare e confondere l' avversario. E' importante saper assestare pugni, calci e sventole di ogni genere. 

 E' importante anche sapere quando e dove ogni tipo di colpo va assestato.

(Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

lunedì 4 novembre 2013

L' importanza delle finte nel Jeet Kune Do



Per ridurre al minimo il pericolo di un contrattacco è necessario far procedere l' attacco da una finta

Un leggero movimento della mano, un colpo a terra con il piede, possono causare una situazione che compromette la coordinazione. E' un meccanismo riflesso, e nemmeno anni e anni di esperienza atletica possono eliminare gli effetti degli stimoli estranei. 

 Tuttavia una finta non è efficace se non costringe l' avversario a muoversi. Il successo deriva semplicemente da un movimento attacco. 

 Le finte efficaci sono quelle decise, espressive e minacciose. Nel JKD è costruito sulle finte e sulle azioni ad esso legate. La finta è un affondo simulato che porta l' avversario a parare in modo corrispondente. E mentre esso si occupa delle parate, la mano dell' attaccante si allontana dalla sua, che è intenta a parare. La finta è composta da un affondo falso e da un affondo vero evasivo. 

 L' affondo falso è un braccio in estensione con un movimento leggero del busto. L' affondo vero viene eseguito con un allungo. L' affondo falso deve sembrare vero al punto da indurre l' avversario a contrastare la minaccia. L' affondo falso deve sembrare vero per convincere l' avversario ad eseguire la parata. 

 Se precedono un calcio e l' avanzamento da lontano le finte vanno effettuate col braccio esteso. Se le esegui dopo una parata, puoi raggiungere l' avversario senza dover fare un allungo, tieni il braccio flesso e spostati provvedendo alla copertura con la mano arretrata.

 (Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

Gancio con la mano avanzata



Più il lottatore è versatile, mentalmente vigile, più è in grado di sferrare colpi da angolazioni diverse. 

Il gancio con la mano avanzata deve essere usato con intelligenza. Risulta molto valido, soprattutto contro un diretto lungo o contro una sventola. 

Quando l'avversario ha la tua stessa posizione, puoi colpire con la mano avanzata mentre abbassa la mano arretrata. Di solito dopo aver eseguito una stoccata con la mano avanzata. 

Contro un avversario che si difende l' unico modo per penetrare la sua difesa e creare aperture per pugni di altro tipo. 

 Il gancio con la mano avanzata può essere adottato contro l' avversario, per qualche ragione, non ha la possibilità di schivarlo. 

 E' più efficace perché è fondamentalmente un' arma valida sulla breve distanza che si può usare nel momento in cui l' avversario si avvicina. E' meglio provare prima con un diretto. 

 Perché il gancio con la mano avanzata sia efficace è meglio fingere un cross con la mano arretrata. I pugni vanno variati: dall' alto in basso, dal basso in alto, singolarmente oppure anche in combinazione. Per accorciare le distanze vanno bene anche le stoccate e le finte. 

 Un buon pugno nel corpo a corpo è il gancio, quello con la mano avanzata. Proviene di lato, dall' esterno del campo visivo, ed è efficace. Fra l' altro elude la guardia. Nel corpo a corpo da risultati validi, soprattutto quando un avversario è stato prima raggiunto da un diretto. 

 Uno dei bersagli più semplici da colpire è il tronco.

martedì 29 ottobre 2013

Jeet Kune Do. L' importanza della coordinazione.



Un' atleta esperto si muove con facilità, anche durante lo sforzo massimo. Non si muove in modo goffo.

Un atleta che si muove goffamente, che non riesce a trovare la distanza giusta e calcola di continuo, non può arrivare a sorprendere l' avversario, che fa sempre trapelare le sue intenzioni, senza riuscire a trovare la giusta coordinazione.

Un atleta che ha coordinazione, si muove invece con grazia e fluidità, quasi che entri ed esca dall' azione slittando senza sforzi.

Agisce quindi con tempestività ed i suoi movimenti hanno ritmo. Riesce quindi ad imporre all' avversario un ritmo complementare. Può anche utilizzare questo ritmo a suo vantaggio grazie al perfetto controllo dei propri muscoli.

 Surclassa l' avversario, grazie alla propria iniziativa, e si muove convinto di quel che fa, sicuro della vittoria e fiducioso.

 La potenza 

 E' precisa soltanto la manovra fatta da un atleta capace di non perdere l' equilibrio. Il corpo dell' atleta deve essere così forte da rimanere ben bilanciato durante l' azione.

 In un corpo potente gli impulsi nervosi fanno contrarre un numero di fibre sufficiente, e impulsi inibitori riducono la resistenza dei muscoli antagonisti. Questo rende ottimale sia l' efficienza, che la forza.

 Può capitare che un atleta che debba affrontare una situazione che non gli è familiare tenda a mobilitare eccessivamente le forze muscolari. Compia quindi uno sforzo superiore al necessario.

 E' potente non l' atleta forte ma quello che sa usare la forza con rapidità.

 (Fonte: Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

lunedì 28 ottobre 2013

L' importanza del riscaldamento nel Jeet Kune Do



Perché l' organismo fornisca buone prestazioni fisiche è necessario il riscaldamento. Gli esercizi del riscaldamento devono imitare quelli della disciplina che pratica.

Grazie al riscaldamento viene ridotta la viscosità del muscolo e la resistenza che esso oppone al proprio movimento. Anche la prestazione migliora.

 La ripetizione dell' esercizio prima dell' incontro fissa nel sistema neuromuscolare la natura precisa del compito, e migliora il senso cinestetico.

 Le reazioni biochimiche, forniscono l' energia per le contrazioni muscolari, e favoriscono anche l' aumento della temperatura corporea.

 Grazie a questi processi il movimento diventa più preciso, più vigoroso e più veloce, e aumenta anche l' elasticità e la vulnerabilità dei tessuti.

 E' raro che un atleta si metta a calciare senza aver prima riscaldato le gambe. Lo stesso principio vale per tutti i muscoli che devono fornire prestazioni elevate.

 La durata del riscaldamento varia da caso a caso. I ballerini per esempio, si riscaldano i muscoli per due ore prima dello spettacolo.

 La ripetizione dell' esercizio prima dell' incontro fissa nel sistema neuromuscolare coordinatore dell' atleta l' esatta natura del compito che deve affrontare.

 (Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

venerdì 25 ottobre 2013

Tempismo. Ritmo spezzato.



Generalmente due lottatori di uguale abilità sanno eseguire i reciproci movimenti e, a meno che la loro velocità non sia molto diversa, sono praticamente pari. 

 I loro movimenti di attacco e di difesa sono pressoché sintonizzati. Si susseguono in modo tale che ogni movimento è cronologicamente condizionato da quello che lo precede. Benché acquisti vantaggio quello dei due che attacca, tale vantaggio può essere annullato da una superiore velocità. 

 Però quando il ritmo viene spezzato la velocità non è più l' elemento determinante ai fini del successo dell' attacco, contrattacco. Quando il ritmo è ben avviato i due atleti sono portati a seguirlo. 

Quello dei due che riesce ad interromperlo, mediante una lieve esitazione, o con un movimento a sorpresa, può sferrare l' attacco o con velocità moderata

 L' avversario continua a muoversi secondo il ritmo precedente e viene colpito prima che sia riuscito ad adeguarsi al cambiamento. 

Un colpo sferrato al momento giusto è efficacissimo perché coglie l' avversario impreparato. 

Calci. Nel Jeet Kune Do. 

Quali bersagli sono raggiungibili più facilmente e con maggiore sicurezza ed efficacia? 

 a) Gancio 

1) ginocchio frontale di avversario con parte destra avanzata 

2) inguine di avversario con parte destra avanzata 

3) mano di avversario con parte sinistra avanzata 

4) ginocchio di avversario con parte sinistra avanzata 

5) testa di avversario con parte sinistra con parte sinistra avanzata 

(Fonte: Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

giovedì 24 ottobre 2013

Strumenti nel Jeet Kune Do.



Prima che affrontassi lo studio di quest' arte, per me un pugno era precisamente un pugno, un calcio era precisamente un calcio. Dopo aver studiato quest' arte, un pugno non è stato più un pugno, un calcio non è stato più un calcio. Adesso che conosco quest' arte so che un pugno è precisamente un pugno e che un calcio è precisamente un calcio. 

 Il pugilato occidentale, poiché considera illecite o sleali alcune tattiche, espone a rischi eccessivi, mentre le arti marziali, nelle quali non è proibito colpire nessuna parte del corpo, sono in confronto superprotettive. Tuttavia la regola in esse vigente, che impone di arrestare gli attacchi a parecchi centimetri dal bersaglio, comunica un senso sbagliato della distanza. Questa regola, per la quale, invece della tempestiva esplosione attraverso il bersaglio mobile, si solleva polvere davanti allo stesso, fa si che vengano trascurate le tattiche evasive. Esse sono parte di un' arte aggressiva proprio come sono parte del pugilato. Slittamenti, tuffi, oscillazioni sono tutti una sorta di difesa offensiva senza abbandono della distanza di sicurezza. 

 Nell' incontro realistico, totale, dobbiamo ricorrere ad entrambe le suddette tattiche. Dobbiamo mantenere la distanza di sicurezza e ricorrere alle tattiche evasive. Da sola nessuna delle due può garantire il successo dell' incontro. 

 Nelle arti marziali (combattimento totale, senza regole restrittive) le tattiche evasive combinate con manovre offensive possono venire adottate durante l' esteso impegno finale dell' avversario e durante gli intervalli fra due manovre incalzanti da parte sua. Queste tattiche serviranno a sottrarre l' iniziativa all' aggressore o introdurranno una manovra di immobilizzazione. 

 Per essere efficace l' attacco deve consistere in pugni assestati con la mano avanzata, di finte, di contro manovre sostenuti da mobilità, pressione e strategia. 

 (Fonte: Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

mercoledì 23 ottobre 2013

Quali fattori sviluppano maggiormente la velocità nella lotta?



Il riscaldamento muscolare predispone l' organismo ad un ritmo fisiologico più sostenuto. Aumento delle pulsazioni cardiache, della pressione arteriosa. 

 E' importante anche il tono muscolare, il giusto atteggiamento, la concentrazione, e la riduzione della capacità di ricezione degli stimoli, che favorisce la velocità di percezione. 

 Se dopo che il raggio lungo dell' oscillazione di un lancio o di un colpo sferrato con movimento ellissoidale ha generato un impulso, il raggio dell' arco viene accorciato bruscamente, la velocità aumenta senza che l' atleta aumenti lo sforzo. 

 Questo può essere osservato nell' ultima fase del lancio di un martello, nell' arretramento contro la gamba avanzata del battitore nel baseball. Ancora si verifica questo fenomeno quando si da una frustata. 

 L' azione a mò di frusta del corpo umano proiettato o lanciato è un fenomeno degno di nota. 

 Un' azione può cominciare con un spinta delle dita del piede, e prosegue con l' estensione delle ginocchia e del tronco. A seguire vi sarà la rotazione della spalla e la proiezione del braccio che culminerà con lo scatto dell' avambraccio, del polso e delle dita della mano. 

 Sfruttando il principio dell' accorciamento del braccio di leva si può accentuare la velocità della frusta. Ogni segmento ruota velocemente intorno al proprio fulcro, ma ogni segmento viene accelerato enormemente. 

Lanciando una palla, se l' avambraccio viene proiettato di scatto al di là del fulcro, nel gomito sono presenti tutte le velocità accumulate nel corpo. Questo vale per la maggior parte dei lanci a distanza e delle traiettorie curvilinee. 

 (Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

martedì 22 ottobre 2013

L' equilibrio. La sua importanza nel Jeet Kune Do.



Un fattore importante nell' atteggiamento di un lottatore è l' equilibrio. E' importantissimo per essere efficienti.
  
Per raggiungere l' equilibrio bisogna allineare il corpo in modo adeguato. Tutte le parti del corpo concorrono a creare e mantenere una posizione ben bilanciata. Rappresentano quindi dei veicoli della forza del corpo. E' importante cercare di mantenere i piedi in corretto rapporto fra di loro e col tronco, per avere un corpo allineato in modo corretto. 

 Non è necessaria un' impostazione troppo larga per favorire il corretto allineamento e il perfetto equilibrio, però così si acquisiscono solidità e forza. Un' impostazione stretta (corta) ostacola il bilanciamento perché non fornisce la base da cui partire; conferisce velocità a scapito dell' equilibrio. 

 Per raggiungere un perfetto equilibrio, bisogna tenere i piedi a una distanza media fra loro e direttamente sotto il tronco. Il peso deve essere ripartito in modo equo fra le due gambe, oppure grava un po' di più sulla gamba avanzata. La gamba avanzata è leggermente estesa e il ginocchio è sciolto e morbido. La parte avanzata del corpo forma una linea retta che dal tallone sale al punto più alto della spalla. Questa posizione consente rilassamento e conferisce velocità ed equilibrio. Si sviluppa molta forza. 

 Quando il ginocchio avanzato si flette, si sposta leggermente in avanti il centro di gravità. Per non compromettere la prontezza generale il tallone del piede avanzato deve rimanere a contatto con il pavimento.
  
(Fonte: Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

sabato 19 ottobre 2013

Il ginocchio contro tre avversari non animati.



Nella foga di un combattimento siete scivolati per terra e vi trovate in ginocchio mentre tre avversari tentano di colpirvi. Il primo tenta di colpirvi al volto con un calcio frontale; parate con le braccia a x il suo attacco e colpitelo con la palma d' acciaio allo stomaco.

 Il secondo tenta allora di colpirvi con un calcio laterale alla testa: parate imprigionando la sua gamba tra le vostre braccia e con un brusco movimento proiettatelo lontano al suolo. Questo causerà certamente la rottura della gamba e del ginocchio del vostro avversario. L' ultimo, infine, tenta di colpirvi alla nuca da dietro, con un pugno discendente; parate allora con due mani, imprigionando così il suo braccio. 

 Lo proietterete allora al di sopra della vostra spalla a terra tenendo il suo braccio durante la caduta. Questa azione ha due scopi: rompere il braccio, del vostro avversario e mantenerlo ancora a stretta distanza da voi. Potrete così neutralizzarlo con un colpo pala d'acciaio vibrato al plesso solare

(Fonte: John Armstead, Kung fu di Okinawa, Edizione Mediterranee)

venerdì 18 ottobre 2013

Il Jeet Kune Do è un' arte dell' anima?



Fra le finalità dell' arte, vi è quella di proiettare nel mondo una visione interiore, di manifestare attraverso la creazione estetica le esperienze interiori e personali di un essere umano, di farle conoscere a tutti. 

 Molto spesso l' arte si manifesta anche nella comprensione di ciò che è essenziale, e da forma al rapporto fra l' uomo e la natura dell' assoluto.

 La stessa vita viene espressa attraverso l' arte e trascende il tempo e lo spazio. Per dare una nuova forma e un nuovo significato al mondo ci serviamo dell' anima attraverso l' arte. 

 Alle volte l' anima di un' artista viene messa a nudo attraverso l'arte. Dagli stessi movimenti di un artista traspare la musica della sua anima. 

 Certe volte è bene sbarazzarsi delle idee e agire ricordandosi le proprie radici. 

 L' arte non è mai decorazione, o abbellimento, ma un opera di illuminazione. In altri termini è anche un modo per riconquistare la libertà.

 Per padroneggiare le tecniche nell' arte, è importante interiorizzarle. Arte senza arte e arte dell' anima. 

L' interiorizzazione del processo artistico è molto importante. Esiste una via che conduce al mondo estetico assoluto dell' anima. 

Attraverso l' arte può essere espressa la propria personalità. Ciò porta ad un approfondimento della dimensione personale dell' anima. 

Quando si parla di arte senza arte, ci si riferisce all' arte dell' anima in pace. Il fine ultimo dell' artista è l' apprendimento dell' arte di vivere attraverso l' attività quotidiana. Quindi l' artista si propone di diventare un vero maestro di vita. 

Per diventare maestro un allievo dovrebbe liberarsi di tutte le nozioni vaghe. 

 (Fonte: Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

giovedì 17 ottobre 2013

Intonando strani incantesimi...



Intonando strani incantesimi, la badessa avvolse accuratamente intorno al polso del bambino un talismano di carta gialla con dei caratteri sconosciuti. Dopo aver preso un po' d' acqua da un vaso di vetro posto ai piedi della statua della Dea Carpa, gli spruzzò il polso. 

 Improvvisamente sugli avambracci del bambino comparvero i segni di tre lunghe dita, scure e ossute, come se qualcosa o qualcuno stesse cercando di soffocare la forza vitale.

 “Ah, ecco qual è il problema. Tuo figlio è posseduto da uno spirito maligno. Lascia che la Dea Carpa lo reclami come figlio adottivo e lo spirito oscuro se ne andrà”. 

 Sbalordita, mia madre si ricordò improvvisamente, che la notte in cui si era addormentata fuori di casa, aveva scorto una figura indistinta sulla porta, proprio un attimo prima di rientrare. Lì per lì aveva attribuito l' origine dell' ombra alla scarsa attenzione con cui la domestica stendeva abitualmente il bucato sul balcone, ma poi quest' ultima le aveva fatto notare che quella sera non aveva messo nulla ad asciugare. 

 Solo più tardi mia madre venne a scoprire che in quel vicolo, durante la Seconda Guerra Mondiale, i giapponesi avevano sparato ad un prigioniero in fuga, uccidendolo. 

 Dopo una semplice cerimonia, che consistette nell' accensione di tre candele rosse e di nove bastoncini d' incenso, mio fratello fu additato dalla Dea Carpa. Ormai nessuno spirito malvagio avrebbe più osato fargli del male. 

 Nel cuore di mia madre si riaccese la fiducia e la speranza. Diede a suo figlio i prodotti medicinali a base di erbe che gli erano stati prescritti e, per la prima volta in tre settimane, il bambino cadde in un sonno profondo. In capo ad una settimana era guarito. 

 Da allora in poi a mio fratello fu proibito per sempre di mangiare le carpe. Continua... 

 (Fonte: Sat Chuen Hon, Qigong taoista, editore pisani.)

mercoledì 16 ottobre 2013

Un viaggio nel mondo delle pratiche terapeutiche.



Seconda parte. In preda alla disperazione, soffocò l' orgoglio e si recò presso un' organizzazione di beneficenza locale che distribuiva erbe medicinali. Ma anche dopo aver somministrato al bambino le medicine prescritte, la febbre rimaneva molto alta. Alla terza settimana il piccolo era diventato troppo debole anche per piangere. Solo ogni tanto emetteva un pietoso, irregolare piagnucolio. Stringendo le manine a pugno con una smorfia di dolore. 

 Finalmente mia madre, con grande difficoltà, riuscì a racimolare abbastanza denaro per farlo visitare da un medico cinese. Ma il dottore non riusciva più nemmeno a sentire il polso del bambino; solo tastando la caviglia riuscì a percepire ancora una debole pulsazione. Il dottore gli prescrisse una blanda medicina e raccomandò a mia madre di pregare perché tutto si risolvesse per il meglio. 

 Annichilita dallo sconforto mia madre cominciò a camminare senza meta lungo la sponda del Fiume delle Perle. Una vecchia donna la vide che piangeva col bambino inanimato fra le braccia. 

Giovane signora, che problema ha il tuo bambino? - le chiese l' anziana donna. 

 Mia madre le raccontò tutta la storia e le spiegò come persino il dottore avesse abbandonato ogni speranza.  

-Perché non provi a fare adottare il tuo bambino dalla Dea Carpa? Forse è posseduto da qualche spirito maligno- 

 Come ultimo disperato tentativo mia madre decise di portare il bambino al tempio della Dea Carpa. Era solo un piccolo tempio di provincia e sull' altare c'era soltanto un' unica statua della Dea Carpa a cavallo del dorso di un drago. 

continua...

 (Fonte: Qigong taoista, autore: Sat Chuen Hon, editrice pisani)

lunedì 14 ottobre 2013

Dal Qi Gong tradizionale a quello Taoista.



Il mio viaggio nel mondo delle pratiche terapeutiche è iniziato quando vivevo ancora con la mia famiglia d' origine. 

 Nell' estate del 1950 a Guangzhou in Cina, mia madre stava prendendo il fresco seduta nel vicolo fuori dalla nostra casa. Era una sera particolarmente calda e umida e tutti i vicini erano usciti all' aperto per rinfrescarsi è un po' per chiacchierare. 

 In qualche modo, tra il cantilenare delle voci e l' intenso profumo del gelsomino, mia madre si addormentò sotto la luna piena appoggiata alla piccola culla che teneva a tracolla in cui c'era suo figlio appena nato. 

Quando la sera cominciò a rinfrescare fu svegliata bruscamente dal pianto del bambino. In tutta fretta lo riportò in casa, ma ormai era troppo tardi. Il bambino si era raffreddato. Il giorno dopo scottava per la febbre

 Quando gli appoggiò le labbra alla fronte, lo sentì ardere di un calore bruciante. Allora capì che doveva trattarsi di una malattia molto grave. 

 Quello era un periodo piuttosto difficile per la mia famiglia. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, l' impresa di mio padre era fallita. Eravamo stati bollati come proprietari terrieri; ci avevano portato via ogni cosa e la nostra casa era l' unica proprietà che ci era rimasta. 

 Non avendo denaro per consultare un medico, mia madre cercò di superare la situazione sperando che la malattia del bambino seguisse il suo corso e, nel giro di qualche giorno, passasse da sé. Ma la febbre non accennava a diminuire e anzi diventava sempre più alta. 

 Continua.... 

 (Fonte: Sat Chuen Hon, Qi Gong Taoista, editrice pisani)

venerdì 11 ottobre 2013

Ancora sulle origini e la storia del Kung Fu.



Nel corso della dinastia Han, le arti marziali si svilupparono e diventarono più simili allo sport; si cominciarono a vedere le prime rudimentali protezioni. Le armi furono perfezionate e la spada a doppio taglio subì un' evoluzione più marcata. 

 Nell' epoca Tang vi fu in Cina un ulteriore sviluppo delle arti marziali. Un nuovo sistema di esame per la selezione degli ufficiali, grazie al quale gli esperti di Kungfu potevano ottenere cariche di prestigio e paghe migliori, portò all' incremento della pratica e dello studio delle arti marziali. 

 Nel corso della dinastia Song, e della successiva dinastia Ming, il Kungfu ebbe una vasta diffusione a livello popolare sia come tecnica di difesa, che come pratica ginnica. Vi fu anche un proliferare di un gran numero di scuole e associazioni, spesso rivali. 

 Divenne molto conosciuta il Leitai, una competizione a mani nude, che avveniva su un palco rialzato. Si perdeva in caso di K.O., o se si veniva spinti fuori dall' area di combattimento dall' avversario. 

 I combattimenti non erano privi di regole, ma non era raro che le sfide finissero in duelli all' ultimo sangue. 

Nell' epoca Ming furono scritti anche importanti testi sulle arti marziali che rappresentano dei veri e propri classici i cui principi restano validi ancora oggi. 

 Fra il 1611 ed il 1911 comparvero molto stili: il Taiji, il Bagua, il Tongbei ed il Tanglang. Nacquero anche delle società segrete come il Loto Bianco, La Lancia Rossa e il Pugno della Suprema Armonia. 

 (Fonte: Antonio Casarella, Kung Fu Wushu, Editore De Vecchi)

giovedì 10 ottobre 2013

Il Kung Fu, le origini e la storia.



Una delle espressioni più tipiche della cultura e dello spirito della Cina sono le arti marziali. In Occidente il Kung Fu è conosciuto come Wushu. 

 E' nato e si è sviluppato parallelamente alla storia della Cina, un grande territorio a lungo segnato dalle guerre contro i popoli invasori, e da lotte interne molto cruente. 

 La Cina aveva un assetto politico sociale di tipo feudale. Questo assetto spinse la comunità a provvedere in modo autonomo alla propria difesa. 

 Da ciò seguì la nascita di molti sistemi di combattimento, che a secondo del luogo erano anche studiati per adattarsi alle caratteristiche fisiche e psicofiche dei praticanti. 

 Bisogna andare all' era preistorica per avere le prime testimonianze, riguardo al combattimento, quando la clava e le pietre erano gli unici strumenti utili al combattimento. 

 In seguito la clava diventò bastone, e con le dovute modifiche diventò una lancia. Con l' avvento del bronzo e del ferro, la lancia venne perfezionata. 

 Con il miglioramento dei mezzi e delle tecniche il combattimento migliorò, da strumento di sopravvivenza assunse valenze superiori, e diventò arte e intrattenimento. 

 Nel periodo degli Stati combattenti, la passione per le armi e le tecniche marziali era diffusa sia tra i militari che fra il popolo. 

 Ci sono pervenute anche interessanti testimonianze sulle abilità raggiunte in quel periodo da uomini e donne. 

Per regolare i rapporti fra i vari Stati venivano organizzate sfide, e capitava di incontrare persone che mostravano le proprie cicatrici, a testimonianza del coraggio e del valore in combattimento.

mercoledì 9 ottobre 2013

Qualche accenno di interesse sul Kung fu



Il Wushu, fa parte della cultura cinese, la Cina è una delle civiltà più antiche del mondo; in quanto parte di quella cultura anch' esso è antico e complesso.

 E' diviso in diversi stili e metodi, e per questa ragione è difficile catalogare e descrivere le diverse tecniche. 

Esplorare l' ampio repertorio tecnico del Kung Fu è difficile e non è facile rendere ad esso la dovuta importanza in poco spazio. 

 Il Kung fu è avvolto da un mistero, che dipende dal modo poco chiaro e scientifico con cui viene trattato. 

 E' un argomento che andrebbe trattato sotto un profilo soprattutto tecnico, lasciando perdere le esteriorità folcloristiche, che si aiutano l' immaginazione, ma allontanano il praticante dalla realtà tecnica, o lo portano a illudersi. 

 Lo portano a illudersi in quanto lo portano a credere di poter compiere gesti improbabili, che sono reali solo nei contesti cinematografici

 Nel Kung fu, non ci sono segreti o tecniche magiche, ma solo una visione più ampia e profonda dell' arte marziale, che spesso deve fare i conti con i limiti personali di praticanti ed insegnanti. 

 E' bene porre attenzione ai movimenti ed alle tecniche che si ritrovano più spesso in palestra, con l' applicazione delle sequenze scelte fra le più semplici, alla portata di tutti. 

 Esistono molti stili. Stili del nord, stili del sud. Un' altra divisione è quella fra stili interni e quelli esterni. C'è poi il Kung fu Shaolin, originatosi nel monastero Shaolin. E' lo stile originario da cui sono derivati tutti gli altri.  

(Fonte: Kung Fu Wushu, autore: Antonello Casarella, De Vecchi Editore)

martedì 8 ottobre 2013

Ma il Jeet Kune Do è efficace?



Vivo a Catania e pratico il Kung fu, Wing Chun, da più di otto anni. Per curiosità ho acquistato ai tempi un manuale di Y. Jim Lee, e ho pensato di provare ad allenarmi ancora. Pian piano è diventata una passione. 

Ho cominciato a studiare anche altre arti marziali, come il Karate ed il Tai Chi. Non completamente, ma in parte. Continuo a preferire però il kung fu, Wing Chun. 

 In ogni Città, non ci sono tanti maestri di Jeet Kune Do. Rispetto ad altre arti marziali i maestri non sono così tanti. 

 Forse ciò è dovuto al fatto che si tratta di un' arte marziale più recente, legata al mito di Bruce Lee. L' insegnamento di questa disciplina quindi non è molto antico. 

 E' un sistema di difesa efficace? E' un sistema di difesa valido, i risultati che si possono raggiungere dipendono da atleta a atleta. 

 Ci sono altri sistemi di difesa, come il Krav Maga, molto elaborati ed anche efficaci. Il Krav Maga è il sistema di difesa dell' esercito israeliano, per quello che ho potuto capire è più ricco di tecniche rispetto al Jeet Kune Do. 

 Ci sono atleti, e atleti. Atleti più preparati, e altri meno preparati. Sicuramente un ragazzino magrolino che fa Jeet Kune Do da poco tempo, non avrà le stesse capacità di un praticante esperto, che si è allenato molto anche in palestra. 

 L' abilità di un atleta può dipendere anche dal maestro che ha avuto. Se è stato un maestro bravo, le capacità dell' atleta in combattimento saranno notevoli.

lunedì 7 ottobre 2013

Pugilato. La posizione di guardia.



Quando si parla di guardia, nel pugilato, si parla di attenzione, protezione e difesa. La posizione di guardia dunque è quell' atteggiamento che consente al pugile di difendersi e di attaccare agevolmente ed è la posizione in cui dovremo sempre ritrovarci dopo aver sferrato un colpo, aver effettuato una parata, una schivata o dopo qualsiasi tipo di spostamento. 

 Una roccaforte per essere stabile e sicura, prima di ogni cosa deve essere ben piantata sul terreno e non deve essere sbilanciata né avanti, né indietro. Ecco, il nostro corpo assumerà una posizione identica, con il peso equamente distribuito sulle due gambe. 

 Per assumere una corretta posizione di guardia si parte, infatti, proprio dalle gambe o, meglio ancora, dai piedi. 

 In questo manuale considererò ogni allievo in posizione di guardia sinistra, il che equivale a tenere il piede sinistro avanzato rispetto a quello destro. I guardia destra, anche se, secondo me, dovrebbero imparare anche loro a boxare in guardia sinistra (sempre per una questione di conoscenza), faranno gli stessi movimenti ed esercizi al contrario, considerando cioè il piede e il braccio sinistro come piede e braccio destro, stesso vale per le braccia, nel senso che il Jab, per chi si trova con il piede destro avanti, non sarà più il diretto sinistro, ma il diretto destro. 

 Divaricare le gambe a una larghezza uguale a quella delle spalle (40-50 cm, variabili in funzione dell' altezza del pugile) e, mantenendo la posizione, fare un passo avanti con il piede sinistro. Distribuire il peso del corpo equamente su tutt'e due le gambe. 

 Il motivo per cui il peso debba essere equamente distribuito, consiste nel semplice fatto che un pugile non dovrà mai trovarsi sbilanciato, altrimenti non solo non sarà in grado di portare con efficacia i suoi colpi, ma anche un leggero colpo dell' avversario potrebbe farlo ritrovare disorientato... se non per terra. 

 Per assorbire meglio i colpi e le spinte dell' avversario, poi, è necessario che le ginocchia siano leggermente flesse. Leggermente. 

 L' ultima cosa da fare per completare la corretta posizione delle gambe sarà quella di spostare appena il peso del corpo sulla gamba posteriore (dx), giusto appena, se vogliamo tradurlo in percentuale, io direi un 10%. 

 La cosa potrebbe sembrare un controsenso, ma non lo è. 

 Il motivo è presto detto: questo atteggiamento consentirà al pugile di essere sempre pronto con il suo colpo più potente e gli permetterà di eseguire gli scatti per avanzare e attaccare, arretrare o compiere qualsiasi altro spostamento con la massima rapidità. 

 1) Piede sinistro avanti 

2) Apertura delle gambe sul piano saggittale (orizzontale) pari alla larghezza delle spalle. 

3) Peso distrubuito equamente sulle due gambe. 

4) Gambe leggermente flesse 

5) Leggero spostamento del peso del corpo sulla gamba posteriore. Provare a molleggiare lievemente. 

(Fonte: Boxe at Gleason's GYM, autore: Wilson Basetta, Edizioni Mediterranee)

sabato 5 ottobre 2013

Quando è importante capire le tecniche.



Quando ci si allena da soli, quando si comincia, non si fanno molti progressi. Allenarsi a casa per conto proprio non è semplice.

Magari si compra un libro e si cominciano a provare i primi movimenti. Si fa un po' di ginnastica preparatoria. 

Pian piano però, se avete preso l' allenamento abbastanza seriamente, vi ritroverete a riflettere su come fare progressi. 

E' importante comprendere le tecniche. Soltanto comprendendo le tecniche riuscirete ad imparare a dominare un arte marziale. 

Le tecniche consistono in numerosi movimenti condensati. Inizialmente sembrano goffi, sgraziati, ma quando cominci ad apprenderli scoprì che in realtà non sono goffi. 

Una buona tecnica comprende rapidi cambiamenti, e grande velocità. E' meglio muoversi con la rapidità di un fulmine o no? 

Secondo i Cinesi, si. E' importante fare propria l' essenza delle arti marziali fino a farla diventare una seconda natura. In questo modo si può arrivare ad uno stile personale. Quando si raggiunge questo traguardo, non esistono più limiti. 

 Guardati dalle tecniche fisiche. In certe arti marziali, le tecniche sono fluenti e scorrevoli. Bisogna fare però attenzione perché certe arti marziali secondo Bruce Lee somigliano ad un vino annacquato non genuino. 

Altre comunicano invece una certa autenticità. Sono genuine. Nessuno ha mai attrezzato un vino annacquato.

venerdì 4 ottobre 2013

La boxe. E' utile per l'allenamento?



Quali sono gli attrezzi che possono ritornare utili quando una persona si allena da sola? Esistono parecchi attrezzi. 

 E' molto importante la corda per saltare. Si usa molto nella boxe, ma è importante anche per chi pratica il Karate.

 I piccoli pesi. Ci si può allenare anche con i piccoli pesi, esercitandosi a dare pugni. I pesi naturalmente vanno stretti nelle mani. 

 I guantoni. Serviranno sia per colpire il sacco, che qualche altro supporto. 

 Il sacco per la boxe. E' uno strumento utile, che può aiutare a sviluppare potenza e una buona reattività durante il combattimento. 

 Il Makiwara. E' lo strumento fondamentale, per l' allenamento del Karate, e serve a rafforzare le mani ed i piedi. Lo si può anche costruire. Si può ordinare anche in un negozio on line, che vende attrezzature sportive.  
L' uomo di legno. E' uno strumento, che è utile per le persone che praticano il Kung Fu, Wing Chun. 

 Gli stili di Kung Fu non sono tutti uguali. Il Jeet Kune Do di Bruce Lee è uno dei migliori. 

 Riguardo gli stili di Kung Fu, non sono tutti allo stesso livello. Il JKD è uno dei migliori. 

 Per Bruce Lee, mentre certi stili di Kung Fu sono genuini, altri lasciano molto a desiderare. 

 L' allenamento al sacco da boxe. 

 Bruce Lee integrò nel Jeet Kune Do, i principi della boxe. 

 Per allenarsi nel Karate c' è il Makiwara, uno strumento tradizionale. Ci si può allenare anche riempiendo una pentola di sabbia. 

Un sacco da boxe, può essere utile quando ci si allena da soli. Non è indispensabile però è utile. 

Utilizzare un sacco da boxe, può aiutare ad aumentare la forza dei colpi. Colpendo un sacco in movimento, diventano più forti le gambe, aumenta la velocità e la precisione.

giovedì 3 ottobre 2013

Quando ci si avvicina alle arti marziali fin da piccoli.



Ogni persona ha le sue ragioni per avvicinarsi alle arti marziali. Ci si può infatti avvicinare alle arti marziali per ragioni e motivi diversi. 

 Chi ama le arti marziali, anche il cinema di arti marziali, prima o poi comincia a studiarle. 

 Tante persone vorrebbero imparare a difendersi e scelgono un' arte marziale perché pensano che possa aiutarli ad acquisire conoscenze specifiche, perfette per la difesa personale

 Gli atleti che si esercitano fin da piccoli nelle arti marziali, alle volte diventano tanto da bravi da partecipare alle competizioni. 

 Nelle arti marziali come il Karate e il Judo, è stato sviluppato sempre di più l' aspetto sportivo. 

 In un primo tempo questo è stato dovuto dalla necessità di far conoscere un po' in tutto il mondo, le arti marziali. L' aspetto spettacolare delle arti marziali, ha sempre rappresentato un' attrattiva reale per molte persone. Basti pensare a sport spettacolari come il Full Contact

 C'è anche una via filosofica alle arti marziali, una via legata alla possibilità di sviluppare l' equilibrio psicofisico ed il carattere. 

 Poche persone studiano le arti marziali da sole, come faccio io. E' un atteggiamento un po' atipico. Però si può fare. 

 Cominciare fin da piccoli può di certo essere molto positivo. Basti pensare a tanti campioni o maestri di arti marziali che hanno cominciato a studiarle fin da piccoli. 

 Si può di certo però cominciare anche in età più adulta. Ed alle volte si possono raggiungere anche dei buoni risultati.

mercoledì 2 ottobre 2013

La difesa personale. Quale arte marziale?



Tutte le arti marziali sono nate anche per ragioni legate alla difesa personale. Basti pensare al Karate, considerato da certi, forse soprattutto in passato, un efficace sistema per trasformare le persone normali in combattenti invincibili. Naturalmente oggi si tratta di un semplice mito. 

 Oltre al Karate, anche il kung fu ed il full contact rappresentano delle ottime vie per imparare a difendersi. Il Karate è un po' la base, se si considera che le sue tecniche vengono utilizzate anche in altre arti marziali, come il Full Contact. I calci del Full Contact sono quelli del Karate, i pugni invece sono quelli della boxe. 

Anche l' aikido, arte marziale giapponese praticata da Steven Seagal, viene considerato un ottimo sistema di difesa. E' anche una delle arti marziali più spettacolari. 

 Esistono però delle arti marziali, che sono nate in un' ottica legata molto meno al concetto di disciplina marziale, o di disciplina destinata al combattimento sportivo. Sistemi che sono nati proprio per permettere alle persone di difendersi in caso di aggressione.

 Le principali sono secondo me: il Ju Jitsu moderno, il Krav Maga ed il Jeet Kune Do. 

 Con il termine Jeet Kune Do, si intende un sistema di autodifesa inventato da Bruce Lee. Il testo scritto dal maestro si può reperire in libreria o ordinare on line. 

 Il Krav Maga è il sistema di difesa dell' esercito israeliano. E' divenuto celebre grazie ad un film con Jennifer Lopez

 Il Ju jitsu moderno, diviso in varie scuole, viene spesso utilizzato anche dai membri della polizia.

martedì 1 ottobre 2013

Combattenti. Meglio non stilisti.



Secondo Bruce Lee, nelle arti marziali ci si fissa un po' troppo con gli stili. Gli atleti si aggrappano alle forme e questo li può limitare nel combattimento reale. 

 Essere troppo legato ad uno stile può creare un vero limite. Il livello di comprensione è più infantile. Per Bruce Lee essere maturi significa comprendersi interiormente. 

 Un atleta che riesca a superare il condizionamento meccanico, può riuscire a muoversi con semplicità. 

 Se un' azione è basata su un' idea, da essa viene prodotta altra resistenza. La conseguenza negativa è che viene a mancare la flessibilità

 E' importante uscire dagli schemi per adattarsi alle circostanze. La verità non è contenuta nei propri schemi

Bruce Lee era convinto che i modelli appresi durante lo studio delle arti marziali, potevano impedire agli atleti di conoscere se stessi. 

 Quando si studiano le arti marziali bisogna raggiungere una meta importante: diventare liberi. Una mente condizionata non è come una mente libera. 

E' importante liberarsi dei propri schemi, e del proprio passato. 

 La libertà nel combattimento, soprattutto in quello da strada, va persino al di là dei concetti di giusto o di sbagliato.

venerdì 27 settembre 2013

Kendo. Cosa è? Di cosa si tratta?



Il Kendo è un' arte marziale di origine giapponese. E' un' arte marziale basata su tecniche di combattimento, simili a quelle dei samurai. Si utilizza la Katana. Il Kendo letteralmente, sarebbe la Via della Spada. La via fondamentale delle arti marziali giapponesi è la via della spada. 

Il periodo di partenza, è il periodo Kamakura, l' uso della spada, l' equitazione, il tiro con l' arco, hanno sempre avuto importanza per la preparazione militare di diversi clan. 

 Il Kendo è stato influenzato dal buddismo zen, i samurai erano indifferenti, riguardo al rischio di perdere la propria vita. 

 A partire da quel tempo, i guerrieri si dedicarono alla pratica del Kendo e furono fondate le prime scuole. 

Sono i bokken, le spade di legno,che vengono utilizzate al posto delle Katane. Per gli esercizi più comuni si usa invece lo shinai. Viene utilizzata anche una robusta armatura (bogu). Concetti cari al buddismo Zen come il Mushin, sono stati assimilati dal Kendo. 

Equipaggiamento. 

 Cosa è lo shinai? E' la rappresentazione di una spada giapponese, formata da quattro stecche di bamboo, che vengono tenute attaccate da parti in pelle. Ne esiste anche una variante moderna. 

 Una spada di legno massiccio, chiamata bokuto, si utilizza alle volte nella pratica dei Kata. In Occidente viene chiamata bokken. 

 I colpi si portano sia con il lato, che con la punta dello shinai o del bokuto. Certe parti del corpo sono protette dall' armatura; sono le parti che fanno da bersaglio. Queste parti sono la testa, i polsi ed i fianchi. 

 La testa viene protetta da un elmo che si chiama men, con una griglia metallica, messa a protezione della faccia. 

 I polsi, le mani, gli avambracci vengono protetti da guanti di tessuto. Si utilizza un corpetto chiamato do, che protegge il torso, mentre il punto di vita e la zona inguinale sono protetti da tare. 

 La parte centrale è di solito coperta da una sorta di etichetta, nafuda in giapponese.

giovedì 26 settembre 2013

Posizioni. Controllo esecuzione.



Il baricentro si dovrebbe trovare in posizione bassa, le natiche se rivolte all' indietro potrebbero fare inclinare il dorso in avanti. Potreste quindi perdere l' equilibrio. 

 L' ossessione per la buona forma potrebbe impedirvi di realizzare nel modo giusto una posizione. E' meglio tendere bene i muscoli interni delle cosce. 

 Le caviglie non dovrebbero essere troppo rilassate. Dovrebbero essere ben ferme, altrimenti c'è il rischio di una posizione debole.

 Talloni fluttuanti. 

Quando i talloni non aderiscono completamente al suolo, la posizione potrebbe risultare debole e instabile. 

Le ginocchia e le punte dei piedi non dovrebbero essere allineate tra loro. Il ginocchio e la punta del piede della stessa gamba dovrebbero puntare sempre nella stessa direzione. Altrimenti c'è il rischio di perdere l' equilibrio. 

 Allenarsi soli. 

 Allenarvi con attenzione con un compagno, senza eccedere, vi permetterà di non farvi male. Le ferite da sport sono un problema reale, anche se non sono così frequenti. 

 Nella Kick Boxing, la ferita tipica è quella del sopracciglio. E' anche la causa più comune di arresto di un combattimento per intervento medico. 

Si tratta di un tipo di ferita che non è pericolosa come si potrebbe pensare. Quando avviene però non si può andare avanti nel combattimento, perché il sangue finisce sul viso e non si può continuare. 

Questo tipo di ferite può venire a causa delle testate. All' apparenza sono ferite da taglio, ma ciò è causato dal margine osseo dell' orbita. Alle volte è aguzzo e sporgente. 

 L' emorragia deve essere arrestata definitivamente con mezzi chirurgici. La ferita va lavata e sterilizzata, lo stesso vale per la regione circostante. Va anche rasata e lavata con l'acqua ed il sapone.

mercoledì 25 settembre 2013

Quando ci si allena da soli. L' allenamento migliore.



Ci si può allenare da soli, è possibile. Non è naturalmente la stessa cosa di allenarsi da soli. Non tutte le tecniche si possono imparare allenandosi da soli.

 Esistono tecniche che bisognerebbe studiare con un compagno. Tecniche difficili da studiare quando si è soli. 

 L' allenamento con i pesi, può essere portato avanti insieme all' allenamento normale. Quale sistema di allenamento? Vi potete iscrivere in una palestra, ma ci sono anche altre due possibilità.

 Potete comprare dei piccoli pesi – da uno, due, tre chili – per eseguire dei semplici esercizi. Questi pesi possono essere utilizzati per eseguire semplici esercizi. Questa tipologia di esercizi si può trovare anche nei libri, di arti marziali. 

 Potreste anche provare ad allestire una piccola palestra a casa vostra. Avete bisogno però dello spazio, e dovete avere anche la volontà di allenarvi. E' importante anche sapere scegliere gli attrezzi adatti. 

 Utilizzate se possibile anche un sacco da boxe. L' allenamento al sacco può tornarvi utile. 

 Se avete il tempo potete provare a fare un po' di corsa. Venti, trenta minuti, tre volte la settimana. Potete anche provare ad imparare il Tai Chi Chuan, che potrebbe servirvi. Per aumentare la concentrazione e come forma di ginnastica morbida. 

 Potete sperimentare diverse forme di allenamento fino a quando non trovate quella giusta per voi. Non necessariamente dovete allenarvi molto. Anche mezz'ora tre volte la settimana. 

 Pian piano è possibile che vi venga voglia di allenarvi di più. A poco a poco.

martedì 24 settembre 2013

Fare progressi nello studio delle arti marziali.



Studiando arti marziali da soli si può progredire nello studio delle stesse? Bisogna distinguere due casi. Quello di una persona che studia da sola e quello di una persona che frequenta una scuola ed ha un maestro. 

E' bene anche distinguere fra la capacità concreta di combattimento, la capacità di progredire nelle gare, e quella di fare progressi, sia spirituali, che filosofici. 

 Allenandovi da soli, sarete influenzati da due fattori importanti: lo studio, la volontà di andare avanti nei limiti delle vostre capacità, ed i limiti fisici

 Molto importanti sono anche i limiti fisici, che hanno un ruolo importante. E rappresentano un limite per il praticante

 Allenandovi da soli, avrete anche la possibilità di progredire nel corso degli anni, da un punto di vista filosofico e spirituale. Si impara col tempo ad affrontare le proprie paure ed a rafforzare il proprio sé. 

Potrebbe aiutarvi, studiare le filosofie orientali, come il buddismo zen. Sono parecchi i praticanti di arti marziali che si sono avvicinati a questa filosofia. L' ho fatto pure io. 

 Anche chi studia in una scuola, deve tener conto degli impedimenti che incontra, come le proprie caratteristiche fisiche.

 Lo studio in una scuola di arti marziali, avviene di solito per gradi, si migliora col trascorrere del tempo, con lo studio e l' impegno. 

 Non trascurate mai l' allenamento fisico, la palestra, anche l' allenamento con i pesi a casa, la corsa, l' uso della corda. Nella preparazione per le arti marziali è importante anche lo stretching.

lunedì 23 settembre 2013

L' equilibrio fra il corpo e lo spirito nel Jeet Kune Do.



Bruce Lee era dell' idea che l' atleta che studia il Jeet Kune Do, dovrebbe cercare di raggiungere l' equilibrio fra il corpo e lo spirito. 

 Tutte le volte che bisogn cominciare un combattimento, è importante cercare di ristabilire il proprio equilibrio. 

Il corpo deve essere difeso da una buona guardia. Il colpi dell' avversario devono essere intercettati, soltanto così ci si può difendere. 

Dovete cercare di imparare a combattere veramente, quando combattete rimanete sempre in movimento. 

I bersagli che scegliete dovete riuscire a colpirli. Non dovete fallire. E' molto importante riuscire a passare in modo immediato dalla difesa al contrattacco. 

 Osservate attentamente il vostro avversario, cercate di adeguarvi in modo da poter contrattaccare in modo efficace. 

La difesa. 

 E' importante anche studiare il modo per attaccare l' avversario

 Il vostro avversario dovete prevederlo, studiatene attentamente lo stile. Osservatelo nei suoi movimenti e nelle sue mosse. 

 Nell' avversario dovete anche cogliere i momenti di stanchezza, e lottate per fargli perdere l' equilibrio. Imparate a spostarvi in modo corretto, e mantenete il vostro senso dell' equilibrio. 

 La via spirituale 

 Le arti marziali oltre che come sistema di difesa personale, possono anche essere seguite come una via spirituale

 Questo avviene spesso attraverso la pratica dei Kata. I movimenti dei Kata vanno eseguiti in sequenza. Ciò aiuta la concentrazione. 

 Nelle filosofie come lo Zen è molto importante la concentrazione. 

 (Fonte: Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

martedì 17 settembre 2013

L' allenamento. Gli attrezzi più utili quali sono?



Esistono degli attrezzi utili per l' allenamento a casa? Gli attrezzi esistono. Vediamo di parlare di qualcuno di questi attrezzi

 Un attrezzo utile è la corda per saltare. La corda si usa molto nella boxe, ed è un attrezzo utile per chi pratica il Karate

 Esiste una tipologia di allenamento che si fa con i pesi piccoli, che vengono stretti con i pugni e serve a prepararsi meglio per il combattimento. 

 Parliamo un attimo dei guantoni. Se dovete colpire un sacco di boxe, o qualche altro supporto utile agli stessi fini, vi serviranno i guantoni, e dovrete anche imparare a mettere delle fasciature, in modo da evitare traumi. 

 Il sacco per la boxe. E' molto utile, e può realmente aiutarvi a sviluppare potenza, e reattività se si presenta la necessità di un combattimento. 

 Il makiwara. E' lo strumento classico per chi deve dedicarsi alla pratica del Karate, e serve a rinforzare le proprie armi, cioè le mani ed i piedi. Nei libri è spiegato come si può costruirne uno. Si possono anche ordinare in qualche negozio on line. 

 Uno strumento che si utilizza nel Kung Fu, è l' uomo di legno. E' utilizzato nel Kung fu, Wing Chun. Su youtube ed in questo blog, potete trovare dei filmati in cui viene mostrato questo manichino. 

 Per quanto riguarda gli stili di Kung Fu invece, e importante ricordare che non sono tutti allo stesso livello

Certi stili di Kung Fu, hanno qualcosa di vero, come il vino buono, altri lasciano a desiderare.