venerdì 31 maggio 2013

A proposito dei libri di arti marziali...



Se avete intenzione di allenarvi da soli allora avete anche bisogno di dei libri di arti marziali da cui studiare.

Potete scegliere di studiare una sola arte marziale come ad esempio il Karate, oppure ne potete studiare più di una.

Avete anche la possibilità di comprare l' originale libro di Bruce Lee sul Jeet Kune Do, e dopo averlo letto con attenzione, scegliere altri libri, cominciando un vero e proprio studio che tenga in considerazione gli insegnamenti di Bruce.

Una delle cose che mi ha colpito più favorevolmente degli insegnamenti di Bruce Lee è che in base alle caratteristiche psicofisiche degli allievi, li portava a studiare certe tecniche specifiche.

Allo stesso modo in base a quelle che sono le vostre caratteristiche potreste cercare di maturare a poco a poco uno stile personale. Per esempio se siete particolarmente portati a dare pugni, e per varie ragioni non siete molto bravi invece con i calci, potreste cominciare uno studio sulla boxe.

Per quanto riguarda i libri, i migliori sono naturalmente quelli ricchi di fotografie e con delle spiegazioni abbastanza approfondite.

Certe volte potrebbe essere necessario acquistare dei libri stranieri perché più completi.

Non comprate troppi libri, vi confondereste e non riuscireste più a capire cosa studiare. Scegliete quelli che ritenete i migliori e che pensate potrebbero fare al caso vostro.

giovedì 30 maggio 2013

Cosa pensò personalmente del Jeet Kune Do



Come ho già spiegato in altri post vivo a Catania e ho cominciato a praticare il Kung fu Wing Chun da solo, circa otto anni fa.

Ho già detto che sono dell' opinione che ci si possa allenare da soli a casa, se ci si allena fondamentalmente nei colpi – pugni, calci, gomitate, ginocchiate, parate – e nelle forme come i Kata.

Sconsiglio di allenarsi a casa in coppia, senza precauzioni, perché lo ritengo pericoloso. Naturalmente ritengo anche pericoloso allenarsi a casa provando tecniche come leve articolari, proiezioni, spazzate ecc...

Fondamentalmente sono dell' opinione che persone che praticano arti marziali come il Ju Jitsu, ricche quindi di tecniche corpo a corpo devono allenarsi necessariamente in palestra.

Gli infortuni possono capitare, non si possono fare le cose alla carlona.

Studiando il Wing Chun, stile che ha studiato anche Bruce Lee, ho scoperto poi l' esistenza del Jeet Kune Do e ho anche acquistato il libro scritto da Bruce.

Cosa penso del Jeet Kune Do? Penso che al di là del libro e del suo contenuto, se volete comprendere veramente bene questo stile dovreste trovare un ottimo maestro.

E' facile trovare un ottimo maestro di Jeet Kune Do? Obbiettivamente non ho una risposta per questa domanda perché comunque le palestre che lo insegnano rispetto alle palestre di Judo, di Karate, Kung fu e Full Contact sono decisamente di meno.

Riguardo all' efficacia in combattimento io lo ritengo efficace, perché nel Jeet Kune Do è previsto lo studio di tecniche di varie arti marziali, quindi se studiato bene io lo ritengo un sistema di difesa personale molto completo.

Il punto è proprio questo però, bisogna studiarlo bene. Ho visto video in cui atleti un po' improvvisati di Jeet Kune Do sono stati picchiati da esperti di altre discipline marziali.

mercoledì 29 maggio 2013

Cosa sconsiglio di fare a chi vuole allenarsi da solo.



Allenarsi da soli, a casa propria deve essere una scelta motivata da delle ragioni valide. Questo perché allenarsi da soli comporta comunque dei problemi. Non è la stessa cosa che allenarsi in palestra con un maestro ed altri ragazzi.

Innanzitutto se vi allenate con dei pesi a casa dovete farlo con attenzione. Vi sconsiglio di fare esercizi come lo squat, che è meglio fare in palestra, dato che possono comportare dei rischi per la vostra schiena. In linea generale evitate tutti gli esercizi che portano ad appesantire la schiena con dei carichi non indifferenti.

Anche se fate corsa, non eccedete. Un quarto d'ora o mezz'ora, due o tre volte la settimana sono sufficienti.

Ancora, se utilizzate il sacco è importante che imparate a fasciarvi le mani nel modo giusto. Dovete anche imparare a colpirlo correttamente. Non dovete piegare i polsi, altrimenti vi fate male.

Obbiettivamente non vi consiglio nemmeno di cercare un amico o un conoscente per allenarvi a due. Se proprio volete farlo, fatelo, ma tenete a mente però che potrebbero succedere dei piccoli incidenti. Potreste farvi male ad una mano per esempio.

Fondamentalmente se vi allenate da soli, potete studiare senza grossi problemi i kata, i colpi, e le sequenze di colpi. Potete anche allenarvi al sacco o al makiwara, prendendo le giuste precauzioni.

Forse vi sembrerò un po' eccessivo, ma se volete fare le cose per bene e continuare ad allenarvi per anni – io lo faccio da otto – è bene che cerchiate di non farvi male.

martedì 28 maggio 2013

La via delle arti marziali. I differenti approcci possibili.



Da quando ho aperto questo blog, la mia conoscenza delle arti marziali si è accresciuta. Navigare su internet in cerca di notizie, scegliere i filmati, queste attività hanno inaspettatamente accresciuto la mia conoscenza a riguardo.

Soprattutto ho capito cose su cui prima non avevo riflettuto. Avendo un rapporto con le arti marziali, legato soprattutto alla visione dei film ed alla lettura dei libri, oltre naturalmente agli allenamenti che porto avanti da anni, certi aspetti delle arti marziali mi erano sfuggiti.

Ho trovato anche filmati molto brutali, che mi hanno fatto riflettere sul lato realmente violento di queste discipline, quando vengono fatte per scopi non nobili.

In linea generale direi che esistono vari approcci o modi di considerare le arti marziali:

1. l' arte marziale intesa come sistema di difesa personale. Non quindi arte di offesa, ma di difesa

2. l' arte marziale in senso più classico intesa come sistema di combattimento.

3. L'arte marziale intesa come sport. In questo caso si da molto valore all' agonismo

4. l' arte marziale intesa come via di sviluppo personale e forse anche spirituale. In questo caso si da molta importanza agli aspetti filosofici.

5. In ultimo c'è anche chi organizza combattimenti violenti col solo scopo di guadagnare soldi

lunedì 27 maggio 2013

La parata nel Jeet Kune Do



Il movimento in una parata deve essere rapidissimo. Solo così si potrà deviare un colpo dalla sua traiettoria.

L' elemento essenziale della parata non è la sua forza, ma la sua tempestività. Di solito un colpo viene parato all' ultimo momento, a breve distanza dall' avversario.

Se i movimenti di un avversario vengono diretti male, si utilizza la parata semplice. Spesso si ricorre alle parate semplici perché esse sono movimenti istintivi.

Questi movimenti però devono essere ben controllati. E' meglio evitare di frustare o sferzare con la mano arretrata, eliminate ogni movimento non necessario e fuori luogo.

La cosa in assoluto più importante e proteggere l' area minacciata. Facendo attenzione a non portare la mano troppo fuori.

Evitate pure i movimenti troppo ampi perché danno all' avversario la possibilità di modificare la direzione del colpo.

domenica 26 maggio 2013

La distanza nella boxe.



Il sacco nel pugilato, così come tutti gli altri attrezzi specifici utilizzati, rappresenta l' avversario. Per stabilire la distanza dall' avversario quindi dovremmo metterci di fronte al sacco, distendere il braccio anteriore (sinistro) e avvicinarci o allontanarci con piccoli passi fin quando fra il braccio teso con pugno chiuso e il sacco non si stabilisce il contatto.

Una cosa difficile da far capire a quanti iniziano a praticare la boxe, è che non ci si deve avventare sul sacco per colpirlo con tutta la forza di cui si è capaci, contenti e orgogliosi di averlo fatto oscillare da una parte all' altra con un solo colpo, perché stranamente, al contrario di quanto si crede, per imparare a lavorare al sacco, quest' ultimo ogni volta che viene colpito, se il colpo è bene eseguito, non deve muoversi, o al limite, muoversi appena.

Più riusciamo a tenerci l' avversario vicino, mentre lo stiamo lavorando, meno ci sbilanceremo pregiudicando la nostra difesa e più possibilità avremo di continuare a lavorarlo per preparare uno o più colpi determinanti.

Il pugilato non è fatto di un solo pugno, ma di un lavoro lungo e costante che varia in funzione dell' avversario.

Vere e proprie strategie che mirano a obiettivi molto precisi, ma l' argomento è lungo e più complesso, ne parleremo nel prossimo manuale, ora torniamo al nostro lavoro.

Per imparare a mantenere costante la distanza dall' avversario e rimanere in una zona di relativa sicurezza, ciò che dovremo fare sarà:

1. misurare la distanza dal sacco

2. assumere la posizione di guardia

3. colpire con il diretto sinistro

4. rientrare in posizione di guardia

Abbassare il mento, tenere le mani alte e guardare sempre l'avversario.

(Fonte: Boxe at Gleason's Gym, Edizioni Mediterranee, autore Wilson Basetta)

sabato 25 maggio 2013

L' uomo. Unione vivente di corpo, anima e spirito.



Milioni di impulsi sensoriali si riversano nel nostro corpo in ogni secondo della nostra vita, essi vengono inviati al cervello in quanto informazioni e qui, con l' aiuto della memoria a breve termine, suddivisi immediatamente in importanti e non importanti, per poi essere di nuovo ricollegati ad altri circuiti nervosi e ad altre parti del cervello. Da lì vengono ricondotti di nuovo ai sensi o ad altri organi del corpo, muscoli e tendini. Così nascono associazioni, riflessi e reazioni fisiche ed emotive coscienti. Chiudiamo gli occhi quando un oggetto si avvicina troppo velocemente a essi oppure sorridiamo quando ascoltiamo la nostra melodia preferita.

Gli occhi sono lo specchio dell' anima. Tutti conosciamo questo proverbio e ne abbiamo verificato spesso la validità nei volti dei nostri simili o su noi stessi. Ma anche le nostre orecchie sono una via di accesso al nostro essere interiore. La musica influenza le nostre emozioni in maniera immediata. Può essere tranquillizzante o stimolante, un rumore forte ci può far gelare il sangue nelle vene. Sentiamo subito quando qualcuno ha sbagliato tono, e un tono sbagliato in un brano musicale conosciuto ci ha spesso star male.

Uno sguardo amorevole ci riscalda l' anima, mentre uno cattivo o pieno di odio ci fa rabbrividire. C'è sempre un collegamento immediato con il corpo fisico. Tutti noi sappiamo come una certa predisposizione d' animo si rifletta in tutto il corpo e anche come stabilità e confusione si esprimano nel nostro viso.

(Fonte: Qi Gong, per migliorare la vista e l' udito, Edizioni Pisani, autrice: Liane U. Shoefer-Happ)

venerdì 24 maggio 2013

Il Judo oggi. Qual'è la situazione attuale?



Dopo il dopoguerra il Judo è diventato sempre più simile agli sport da combattimento agonistici, come quelli che ci sono in Occidente.

Questo ha portato a rivedere molte cose in termini di agonismo. Quindi non più l' esecuzione della tecnica che permette di ottenere la vittoria immediata, ma di quella che porta al vantaggio minimo indispensabile per vincere una gara.

Questo ha favorito l' entrata in scena degli atleti dell' ex URSS, dove si praticava una lotta denominata sambo che è adatta ad un confronto agonistico col Judo.

Tutto ciò ha comportato una cambiamento nelle modalità stesse di insegnamento, l' attenzione è stata focalizzata appunto sul cercare di mettere gli atleti in condizioni di guadagnare punti in gara. Ciò ha un po' danneggiato il Judo, perché così si è un po' tralasciato l' aspetto educativo e la filosofia iniziale.

Fortunatamente sono state costituite della Federazioni Sportive, che cercano di fare rivivere i principi espressi dal Maestro Jigoro Kano. E' all'interno di enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni che sono riunite queste federazioni.

Questo non significa però che vi siano due tipologie di scuole di Judo dove una si ritenga superiore all'altra.

Pertanto, nella scelta del dojo, è importante affidarsi a maestri di provata esperienza che tengano corsi per tutti, quindi sia per l'agonista quanto per l'amatore, indipendentemente dall'ambito della federazione o dell'ente promozionale.

(Fonte: Wikipedia, l' enciclopedia libera)

giovedì 23 maggio 2013

Il riscaldamento nel Jeet Kune Do



Affinché un atleta ottenga dei benefici dal riscaldamento gli esercizi debbono imitare i movimenti che eseguirà nella sua disciplina.

Il riscaldamento permette di migliorare la prestazione prevenendo che l' atleta danneggi i suoi muscoli nel corso di un' attività violenta.

L' aumento della temperatura corporea provoca delle reazioni biochimiche che permettono lo sviluppo di energia, abbreviando i periodi necessari al rilassamento muscolare e riducendo anche la rigidità muscolare.

Un atleta esperto difficilmente usa le sue gambe con violenza se prima non le ha riscaldate. La durata del riscaldamento è variabile. Si comincia di solito con movimenti leggeri e si va poi aumentando gradualmente l' intensità degli esercizi.

(Fonte: Jeet Kune Do, autore: Bruce Lee, Edizioni Mediterranee)

mercoledì 22 maggio 2013

Le tecniche di Aikido. Sono efficaci?



In altri post ho già accennato che il fine dell' Aikido non è il combattimento e sugli attacchi offensivi troppo violenti, ma si fonda invece su un appropriato comportamento difensivo, atto a favorire il disimpegno nel combattimento. L' altro fine è naturalmente rimanere incolumi dai danni. Secondo la filosofia dell' Aikido quindi, di solito non si attacca per primi.

L' esperto di deve sviluppare la capacità di rimanere immune dai danni che l' aggressore cerca di infliggere. Deve quindi essere capaca di vanificare l' attacco dell' avversario, facendogli perdere la voglia di continuare a combattere.

L' aikido è efficace come difesa personale, nel senso però che efficace nella difesa in senso stretto e non nella possibilità di danneggiare l' aggressore in modo risolutivo nel corso del combattimento, prima che questi possa fare altrettanto. Ciò non è previsto nella sua finalità fondamentale.

Si tratta quindi di una strategia di difesa non offensiva basata sull' infliggere innanzitutto un danno all' avversario in modo da neutralizzarlo immediatamente. E invece una strategia di difesa personale, in cui si attende che sia l' aggressore ad attaccare.

Il concetto esposto sopra è quindi di realizzare tramite questa arte marziale un' efficace risposta di difesa basata sul contrattacco. Si tende quindi durante il combattimento ad una strategia di disimpegno difensivo, non finalizzato all'attacco o all' offesa.

Non è prevista la difesa contro l' uso a distanza di armi da fuoco. Parliamo quindi di difesa nel combattimento corpo a corpo o a mani nude; ed è prevista anche quella con le tradizionali armi bianche.

martedì 21 maggio 2013

Quando il Karate salva la vita.



Il seguente brano è tratto dall' autobiografia di Gichin Funakoshi.

Un' altra storia di Karate che mi piacerebbe raccontare ebbe luogo al porto di Naha, che è il più importante nella Prefettura di Okinawa. Sfortunatamente era così poco profondo che le grandi navi non potevano attaccare alla banchina. Dovevano ancorarsi in mezzo al porto, ed i passeggeri all' imbarco dovevano essere traghettati in barche più piccole.

Il giorno che partii da Okinawa per Tokio era piuttosto ventoso, ed il mare era gonfio. Insieme con un gruppo di altri passeggeri, salii su una piccola barca per essere trasbordato su una grande nave passeggeri diretta verso la capitale. Quando arrivammo, il mare era momentaneamente calmo, e diversi passeggeri passarono facilmente dalla piccola barca sulla passerella che saliva al ponte della nave più grande. Quando arrivo il mio turno di salire dalla barca che dondolava, arrivò improvvisamente una grande onda, così, naturalmente, attesi finché il mare sembrò di nuovo calmo.

Il più presto possibile, misi un piede sulla passerella ma proprio in quel momento arrivò un' altra grossa onda, ed il traghetto cominciò a dondolarsi violentemente. Ed eccomi, un piede sulla passerella, l' altro ancora sul traghetto, e due borse grosse e pesanti nelle mani. Sotto di me c'era il mare grosso. Per peggiorare le cose, devo confessare che, sebbene isolato, non avevo imparato a nuotare, essendo stato allevato nella città fortificata di Shuri ed avendo raramente fatto escursioni sulla spiaggia di Okinawa.

Continua...

(Fonte: Gichin Funakoshi, Karate do il mio stile di vita, Edizioni Mediterranee)

lunedì 20 maggio 2013

Qualche cenno su Morihei Ueshiba, fondatore dell' aikido.



Il fondatore dell' aikido è stato Morihei Ueshiba ( Tanabe 14 dicembre 1883 – Tokyo 26 aprile 1969 ).

Le fasi evolutive dell' aikido sono state due. La prima è legata allo studio del Budo giapponese fatto da Morihei Ueshiba stesso.

La seconda fase è partita negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, periodo in cui quest' arte marziale cominciò a diffondersi nel mondo intero, in modo particolarmente veloce a partire dalla morte di Morihei Ueshiba.

Inizialmente Moriehei Ueshiba studiò Daitō-Ryū Aikijūjutsu presso il maestro Sokaku Takeda. Fu in questo periodo che sviluppò la pratica dei kata.

A quel tempo oltre alle scuole di Ju Jitsu basate sul combattimento corpo a corpo ne esistevano anche alcune le cui tecniche derivavano da tecniche di spada. Una delle scuole più rappresentative fu quella del Maestro Takeda.

Nel 1919 Moriehei Ueshiba inontrò Onisaburo Deguchi, capo della setta Omoto-kyo da cui verrà influenzata la sua evoluzione spirituale.

Nel 1922 completò una parte dei suoi studi e divenne istruttore certificato dalla scuola Daito. Presto Ueshiba si convinse che della veridicità dell' idea trasmessagli da Daguchi, che sosteneva che l' arte e la madre della religione. Questo lo portò a sviluppare una visione religiosa delle Arti Marziali e del Budo.

Questa ispirazione lo portò anche a convincersi che a partire dall' arte e dalla sua capacità di elevare la spiritualità dell' Uomo, si possa arrivare a risolvere il problema esistenziale e religioso dell' Uomo stesso.

Ueshiba concepì infine la visione del Budò come armonizzazione del Sé individuale con il Sé dell' Universo.

(Fonte: Wikipedia, L' enciclopedia libera)

domenica 19 maggio 2013

La coordinazione nel Jeet Kune Do. Come migliorarla.



La coordinazione è un fattore importantissimo ai fini dell' efficienza negli sport. Grazie ad essa possiamo concentrare nell' esecuzione di un movimento tutte le nostre capacità.

I movimenti vanno eseguiti dopo aver modificato la tensione muscolare di tutte e due le facce delle articolazioni in causa. E' molto importante il lavoro muscolare nel senso che va coordinato. Questo è uno dei fattori responsabili della velocità, della resistenza nel tempo e della potenza.

Quando i movimenti sono rapidi, i muscoli della faccia articolare che si flette si accorciano, mentre quelli della faccia opposta si allungano. La tensione si sente su entrambe le facce, però sulla faccia che si estende la tensione è ridotta.

E' la tensione dei muscoli antagonisti che agendo da freno, inibisce l' azione, fa sprecare energia e porta l' atleta ad affaticarsi. Quando l' atleta deve eseguire un altro tipo di movimento, deve adottare un modello di aggiustamento neurofisiologico di altro tipo. In questo caso assume particolarmente importanza l' azione di frenaggio che viene esercitata dai muscoli antagonisti.

Quando un principiante è teso, i suoi movimenti sono esageratamente ampi, e ne tradiscono lo sforzo. Gli individui più piccoli i nani, quando sono atleti sembrano avere il dono di praticare con facilità qualsiasi tipo di disciplina.

(Fonte: Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

sabato 18 maggio 2013

Il diretto con la mano avanzata nel Jeet Kune Do.



E' dalla posizione di guardia che si colpisce con il diretto con la mano avanzata, senza compiere altri tipi di movimento.

La posizione va mantenuta fino alla fine, a partire dal momento in cui si sferra il diretto. In un momento successivo dovrete essere capaci di colpire il bersaglio tenendo la mano in qualsiasi posizione, cogliendo qualsiasi occasione favorevole.

Combattendo in questo modo aggiungerete velocità alle vostre azioni mantenendo nello stesso tempo nascoste le vostre intenzioni.

E' la mano arretrata che consente la difesa. Se colpite con la mano avanzata evitate l' errore tipico di tenere poggiata sul fianco la mano arretrata.

E' proprio grazie alla mano arretrata che potete aiutare quella avanzata. Ciò serve a rendere l' attacco un' offesa difensiva.

Se con la mano avanzata colpite il tronco dell' avversario tenete alta la mano in guardia per poter eventualmente contrattaccare.

(Fonte: Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

venerdì 17 maggio 2013

Attacco e difesa. Il senso del corpo nel Jeet Kune Do.



Secondo Bruce Lee l' atleta che si dedica allo studio del Jeet Kune Do deve cercare di raggiungere un buon equilibrio fra il corpo e lo spirito.

E' importante cercare di ristabilire il proprio equilibrio quando si sta per cominciare un combattimento.

Il corpo va difeso con una buona guardia. E' importante imparare ad intercettare i colpi dell' avversario.

Cercate di imparare a combattere in modo vivace, durante il combattimento tenetevi sempre in movimento.

I bersagli vanno colpiti. Non dovete fallire.

Imparate a passare velocemente dalla difesa al contrattacco.

Imparate ad osservare il vostro avversario in combattimento in modo da riuscire ad adeguarvi e contrattaccare efficacemente.

La difesa

Studiate anche il modo di attaccare dell' avversario.

Cercate di anticipare le mosse dell' avversario, di prevederle, studiatene lo stile.

Imparate a cogliere nell' avversario i momenti di stanchezza, cercate inoltre di fargli perdere l' equilibrio.

Imparate a spostarvi correttamente mantenedo il vostro senso dell' equilibrio.

(Fonte: Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

giovedì 16 maggio 2013

L' attacco elusivo nel Jeet Kune Do



Secondo Bruce Lee, quando si attacca, ad esempio con un diretto, è importante cambiare continuamente la posizione della testa. Di tanto in tanto si può posizionare la mano arretrata davanti a quella avanzata in modo da confondere l' avversario.

Quando si colpisce, ad esempio con un diretto è importante:

1. bilanciare il proprio corpo

2. prendere la mira

3. essere tempestivi ed avere una buona coordinazione

4. cercare di mettere nel pugno la massima potenza

Nelle arti marziali il diretto è il pugno più importante. E' il pugno che mantiene l' atleta esposto per minor tempo.

Un buon affondo di tipo diretto è molto efficace quando l' avversario si trova in uno stato di indecisione, e prima porta avanti la mano e poi la tira indietro.

L' affondo risulta particolarmente efficace se l' avversario fa nello stesso tempo un passo avanti.

Il diretto un pugno fondamentale. Soprattutto da punto di vista della lotta vista in modo scientifico.

(Fonte: Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

mercoledì 15 maggio 2013

E se voglio praticare da solo il Karate?



Studiare il Karate da soli entro certi limiti è possibile. Innanzitutto si possono studiare la sua storia, la sua tradizione. Sono interessanti.

Se vi allenate da soli potreste provare a concentrarvi sullo studio dei Kata. Questi vanno ripetuti costantemente, e vanno imparati lentamente, nel corso degli anni.

Utilizzate sistemi di allenamento come il salto con la corda, l' allenamento con i manubri, gli esercizi con la sbarra.

Imparate ad usare il makiwara, allenandovi nel modo corretto, così da poter sviluppare gli atemi, caratterizzati da una notevole potenza distruttiva.

Provate anche a fare dei semplici esercizi di concentrazione. Esercizi di Qi gong se possibile.

martedì 14 maggio 2013

Allenarsi da soli. Il problema delle ferite.



Se vi allenate da soli, senza un compagno, e non fate cose strane, allora difficilmente vi farete male. Le ferite da sport però sono un problema reale anche se non così frequente.

Nella kick boxing, la ferita più tipica è quella del sopracciglio. Rappresenta anche la causa più comune di arresto di un combattimento per intervento medico.

Questo tipo di ferita non è però così pericolosa come si potrebbe pensare. Il combattente però non può andare avanti nel combattimento perché il sangue che inonda il viso gli impedisce di continuare.

Oltre che da colpi queste ferite sono spesso provocate da testate. Hanno l' aspetto di ferite da taglio, ma ciò è causato dal margine osseo dell' orbita, che in certi soggetti e aguzzo e sporgente.

Per curare queste ferite è necessario innanzitutto arrestare definitivamente l' emorragia con mezzi chirurgici.

La ferita va lavata e sterilizzata insieme alla regione circostante dopo averla rasata e lavata con acqua e sapone.

Utilizzando un filo di seta, nylon magari anche con grappette metalliche bisogna cercare di ottenere la cicatrizzazione del taglio.

lunedì 13 maggio 2013

Il Chi e le arti marziali. Che cosa è la forza interiore?



I principi del Tai Chi si basano su filosofie taoiste caratterizzate tutte da un concetto di polarità; in ogni situazione, infatti, bisogna individuare i due opposti che la compongono e questa visione vale certamente anche per l' energia. L' energia ha quindi due facce, una esteriore ed una interiore, esattamente come un' automobile ha una carrozzeria che si vede ed un motore, parte molto importante, nascosto sotto il cofano. Notiamo l' aspetto esteriore dell' energia nei movimenti, nelle attività sportive ed in ogni loro applicazione.

Esiste tuttavia, un' altra energia che possiamo definire interiore. Quest' ultima, della quale non è possibile vederne la manifestazione esterna, e che è la più difficile da esercitare ed accrescere, e la più importante per il nostro equilibrio psicofisico e lo stato generale di vitalità e di buona salute. Questa, che si alimenta direttamente dall' energia dell' Universo, circola naturalmente dentro il nostro corpo ma è complesso imparare a governarla per riuscire a guidarla, a concentrarla, ad usarla coscientemente. La filosofia taoista dice: chi vince gli altri è potente, chi vince se stesso è forte.

Questo significa che coloro che vincono gli altri sono si potenti, ma solo esteriormente, ma coloro che riescono a vincere su loro stessi sono forti interiormente. Gli antichi libri scrivevano che alla morte di un individuo comune soltanto una piccola percentuale della sua energia è stata sviluppata. L' uso completo dell' energia interiore è storicamente attribuito soltanto ai grandi saggi che avevano raggiunto lo stadio dell' illuminazione. Questi saggi chiamati Maestri dai loro discepoli, dicevano che questa energia non era soltanto in loro ma in tutti e che la differenza stava solo nel fatto che i Maestri si erano applicati con sacrificio, gli altri no.

(Fonte: Shin Dae Woung, Scuola di Kung fu vol. 2, Edizioni Mediterranee)

domenica 12 maggio 2013

Qi Gong. Avere cura di se stessi.



Uno dei principi più importanti della medicina cinese è quello per cui ogni persona è in grado di prendersi la responsabilità della propria salute. Naturalmente i bambini hanno bisogno di essere accuditi, così come chi è molto malato o vicino alla morte. Ma spesso possiamo prestare le migliori cure proprio in queste situazioni, andando ad alimentare quei processi naturali che già avvengono nel corso della vita di ogni individuo.

Possiamo applicare questa profonda filosofia alla vita di tutti i giorni. E' una mistificazione pensare di poter ottenere la salute facendo affidamento unicamente su cure esterne. Tutti i più grandi chirurghi, medici e farmacisti ci dicono che il successo di ogni trattamento non dipende soltanto dall' abilità del medico specialista, ma anche dal comportamento del paziente, inclusa la sua volontà di guarire. Il ruolo decisivo che ogni persona gioca in favore della propria salute è la caratteristica centrale del metodo di cura cinese fin dall' antichità. Questa cultura della responsabilità personale include il regolare mantenimento del livello energetico individuale.

Ovunque di parli la lingua cinese, molte persone, giovani e anziane, iniziano le loro giornate occupandosi della propria salute. Potete vederle in ogni luogo, nei parchi e nei giardini, eseguire una grande varietà di movimenti: sono tutti intenti a coltivare la propria energia interna.

Questo genere di esercizi, come potete constatare voi stessi, non ha alcun aspetto punitivo, come invece accade per molte attività sportive del mondo occidentale.

Gli esercizi salutari e fortificanti descritti in questo libro sono leggeri, vanno praticati lentamente e con calma e molti non implicano alcun movimento. Dovete mantenere semplicemente la posizione, facendo magari leggeri accomodamenti come sollevare o abbassare le dita del piede stando tranquillamente seduti.

In apparenza questo genere di lavoro interno sembra quasi essere l' opposto di un esercizio. Eppure è proprio attraverso questo metodo, apparentemente semplice, che intere generazioni hanno imparato a occuparsi profondamente di se stessi e delle proprie famiglie per curare gli stress e le tensioni di tutta una vita.

(Fonte: Il nuovo libro del Qi Gong, Edizioni Red. Autore: IAM KAM CHUEN)

sabato 11 maggio 2013

Il calcio nel Karate.



Piegare correttamente il ginocchio.

Sollevare in alto la gamba e piegare a fondo il ginocchio costituiscono il gradino preparatorio alle tecniche di calcio. Se queste due operazioni vengono svolte correttamente, cioè in scioltezza e velocità, è facile realizzare un buon equilibrio e comprendere quale sia la traiettoria corretta del calcio.

Dal momento che i muscoli delle anche e della coscia interessati sono collegati al bacino, occorre stabilizzare le anche perché essi possano lavorare appieno.

La stabilità della gamba di sostegno dipende dalla tensione dei muscoli della coscia e del polpaccio, oltre che da una leggera flessione del ginocchio. Il polpaccio dev' essere appena inclinato in avanti e la pianta del piede ben aderente al suolo. Se si piega eccessivamente il ginocchio nel tentativo di abbassare ulteriormente le anche, i muscoli non forniranno più un buon supporto, il ginocchio e la caviglia risulteranno indeboliti e sarà impossibile eseguire un calcio efficace.

Il ginocchio della gamba con cui si calcia dev' essere sollevato all' altezza del petto in modo che il peso della gamba sia sostenuto dall' anca corrispondente.

(Fonte: m. nakayama, super karate 2, edizioni mediterranee)

Ho già accennato che una parte delle tecniche di calcio del Karate si trovano anche in altre arti marziali, in particolare nel Full Contact. Sicuramente i calci sono fra le tecniche più efficaci di quest' arte marziale.

Nel Kung fu i calci sono simili a quelli del Karate, ma in certi stili viene posta una maggiore attenzione nelle tecniche di pugno.

venerdì 10 maggio 2013

Imparare a difendersi. Quale arte marziale o corso di difesa scegliere?



Il concetto di arte marziale è da sempre legato al concetto di difesa personale. Se consideriamo ad esempio il Karate molti libri soprattutto ormai datati lo presentavano come il più efficace sistema di difesa personale.

Altre arti marziali che da sempre vengono considerate dei metodi validi di difesa personale sono il kung fu, il full contact, il Ju Jitsu. Il Karate è sicuramente molto importante perché molte delle sue tecniche sono state integrate in altre arti marziali, come ad esempio il Full Contact. Diversi calci del Full Contact sono effettivamente calci del Karate.

Un' altra arte marziale molto interessante è l' aikido, un' arte marziale giapponese, utilizzata anche come sistema di difesa. E' un sistema molto spettacolare. I video su Internet sono molto belli da guardare.

Altre arti marziali, sono nate già con un orientamento verso il combattimento, sopratutto quello più pericoloso che si può verificare in caso di aggressione.

Due molto interessanti sono il Jeet Kune Do, inventato da Bruce Lee ed il Krav Maga. Il Krav Maga è il sistema di difesa dell' esercito israeliano. E' stato grazie ad un film con Jennifer Lopez che quest' arte marziale ha ottenuto un' improvvisa fama a livello planetario.

Tornando al Jeet Kune Do di Bruce Lee, nel suo libro l' attore scrive riguardo al combattimento:

Vedere una situazione semplicemente come essa è, è difficile. Le nostre menti infatti sono molto complesse – e mentre è facile insegnare una tecnica, insegnare un atteggiamento interiore è difficile.

giovedì 9 maggio 2013

Ho deciso mi alleno da solo! E' un' idea intelligente?



Ho cominciato a praticare il kung fu Wing Chun da solo, diversi anni fa. Abito a Catania dove le scuole di arti marziali non mancano.

Una scelta come la mia, allenarmi da solo, può sembrare strana, dovete considerare però che mi alleno in palestra con i pesi da dodici anni e che quindi non ho molto tempo.

Sicuramente allenarsi con un maestro è meglio. Si può imparare in modo più approfondito senza commettere stupidi errori.

In una normale palestra di arti marziali si apprende piano piano, per gradi, e si ottengono via via le varie cinture.

Non si pratica da soli, ma con gli altri studenti. Questo è particolarmente importante perché in tutte le arti marziali sono previsti degli esercizi a coppie.

A seconda della palestra e dell' arte marziale scelta potreste essere spinti a impegnarvi sempre di più per partecipare a delle gare.

Cerchiamo di capire adesso quali vantaggi si possono avere ad allenarsi da soli. Vediamo un po'. Qualche vantaggio ci sarà in fondo no?

Innanzitutto non siete vincolati a degli orari rigidi. In base al tempo a vostra disposizione potrete organizzare i vostri allenamenti.

Potrete studiare più di uno stile, scegliendo le tecniche che ritenete più idonee alle vostre doti fisiche.

Allenandovi da soli potrete tralasciare l' aspetto agonistico o prettamente scolastico o filosofico per concentrarvi sull' arte di combattimento in sé.

Se il combattimento e la difesa personale vi interessano molto poco, allora potrete eseguire dei Kata, considerando l' arte marziale solo come una forma di ginnastica.

Infine gli allenamenti non devono essere molto lunghi, ma potete spezzarli e distribuirli all' interno della giornata.

mercoledì 8 maggio 2013

Le ragioni per cui è importante allenarsi con i pesi.



Molto spesso gli appassionati di arti marziali, si allenano anche con i pesi. Fin dagli albori, dai tempi delle origini, tutti coloro che hanno studiato le arti marziali hanno cercato di irrobustire la propria muscolatura.

Io mi alleno con i pesi da tanti anni. Frequentare le palestre è stato il primo sport che ho cominciato a praticare con una certa serietà, e che non ho mai abbandonato.

Ma è davvero così importante allenarsi con i pesi per un praticante di arti marziali? Di certo può essere utile.

Se prendiamo come esempio un' arte marziale come il Full Contact, si vede subito che i suoi praticanti vengono anche preparati da un punto di vista muscolare in modo da portarli ad avere una forma fisica adatta al combattimento.

Non tutti però possono frequentare le palestre. Che fare allora? La soluzione più semplice è acquistare un set di pesi in modo da potersi allenare anche a casa.

Chi ha lo spazio, uno spazio che può permettersi di utilizzare, potrebbe provare a mettere su una piccola palestra. La panche ed i bilancieri non costano molto. Personalmente trovo molto interessanti gli attrezzi multiuso.

L' allenamento da portare avanti non deve essere molto stressante, non dovete cercare di ottenere i risultati di molti amanti del fitness, o dei veri e propri body builder. Dovete soltanto irrobustire i muscoli per poter essere più forti quando c' è da combattere.

martedì 7 maggio 2013

Oltre lo stile. Per un combattimento efficace.



Ho già accennato che essere vincolati a troppi schemi, apparteneti allo stile di un' arte marziale per Bruce Lee non è positivo. Bruce Lee riteneva che questo potesse pregiudicare la capacità di combattimento di un atleta.

In un combattimento libero, essere vincolati a questi schemi di fronte a un avversario che lotta con istinto e naturalezza è negativo perché potreste muovervi senza flessibilità e vivacità.

Ripetere degli schemi ritmici vi porta a perdere nei movimenti del combattimento genuinità. Troppi modelli da seguire limitano un atleta che non riuscirà ad esprimersi nel migliore dei modi.

Muoversi con rapidità non appena è necessario è la cosa migliore. Cercare la spontaneità questa è la cosa più importante.

Un atleta condizionato da un sistema specifico di combattimento, tende a combattere in modo stilizzato e questo lo limita.

Come ho già detto in un altro post, Bruce Lee non credeva nei Kata, riteneva che portassero negli atleti un pericoloso fattore di identificazione, che impediva loro di esprimersi.

Percepire direttamente nel combattimento è importantissimo per confrontarsi con l' avversario nel migliore dei modi.

In combattimento è importante riuscire a colpire in qualsiasi direzione. Attenersi rigidamente a uno stile può significare scegliere la mossa sbagliata nel momento opportuno. Ed essere quindi sconfitti.

lunedì 6 maggio 2013

Bruce Lee. Atleti e non stilisti.



Secondo Bruce Lee nelle arti marziali esiste questa eccessiva tendenza a fissarsi con gli stili. L' atleta troppo legato al proprio stile si aggrappa alle forme presenti in esso, questo lo può limitare nel combattimento reale.

Essere troppo legati ai concetti imparati durante lo studio del proprio stile può diventare un limite. Praticamente si rimane ad un livello di comprensione più infantile. Essere maturi significa comprendersi interiormente.

Se un atleta inoltre riesce a superare il condizionamento meccanico può anche riuscire a muoversi con maggiore semplicità.

Se un' azione è basta su un' idea, da essa viene creata ulteriore resistenza. Ciò ha come conseguenza negativa che viene a mancare la flessibilità.

Per avere un rendimento effettivo è importante riuscire ad uscire dagli schemi per adattarsi alle circostanze. La verità non è contenuta nei propri schemi.

Bruce Lee riteneva che i modelli appresi nello studio delle arti marziali potevano anche impedire agli atleti di conoscere se stessi, mentre erano in relazione con l' avversario.

Quando si studiano le arti marziali bisogna raggiungere questa meta: bisogna diventare liberi. Una mente condizionata da troppi schemi non è mai una mente libera.

Per raggiungere questo stadio di libertà devi lasciar morire dentro di te molti dei tuoi schemi, liberarti quindi di una parte del tuo passato. Capire le arti marziali significa comprenderle nel momento, senza farsi influenzare dal proprio passato.

La libertà nel combattimento, soprattutto in quello da strada va persino al di là dei concetti di giusto o di sbagliato.

domenica 5 maggio 2013

Breve introduzione alla Savate



La savate (nota anche col nome di boxe francese) è una disciplina sportiva nata nei quartieri più poveri di Parigi nei primi anni dell'ottocento e modificata dagli aristocratici francesi come propria difesa personale.

Origini

Trae origine dallo chausson, un metodo di difesa militare basato principalmente sull'uso dei piedi, e ben presto si diffonde anche negli strati più ricchi della società parigina. Per distinguersi dal pugilato o "boxe inglese", assume la denominazione di Boxe francese, anche se il nome di savate è quello che rimane nell'uso comune. All'inizio le tecniche potevano essere eseguite soltanto con i piedi, ma dal 1820 furono introdotti i colpi a schiaffo con le mani e nel 1830 i contendenti cominciarono ad usare i guantoni da boxe.

Approdata in Italia nel 1898, la savate viene attualmente praticata in Europa e nei paesi francofoni di Asia e Nord America. Attualmente le migliori scuole rimangono quelle francesi, ma anche in Italia si preparano ottimi atleti. In special modo in Liguria vi è una forte tradizione a questo sport risalente ai primi del novecento, non a caso si trovano tuttora nei manuali alcuni colpi definiti alla genovese che sono tuttavia in disuso nella pratica agonistica a causa della loro pericolosità.

La savate è quasi per ironia il nome delle ciabatte che i marinai francesi indossavano abitualmente all'epoca; il motivo sta nel fatto che buona parte dell'evoluzione della savate sta nei viaggi compiuti dai marinai soprattutto nei paesi orientali, dove vennero affascinati dalle tecniche di piedi delle arti marziali locali. Imitando queste tecniche, si ampliò il bagaglio di tecniche di gamba dello stile, e, attraverso le inevitabili correzioni stilistiche negli anni, si è arrivati alla forma in cui tutti gli artisti marziali la conoscono, praticanti e non. Attualmente le manifestazioni più importanti sono i Campionati Mondiali, gli Europei e il Campionato di Francia, molto seguito a causa dell'elevato livello tecnico dei partecipanti.

Tecniche di braccia

Le tecniche di braccia utilizzate nella savate sono le stesse tecniche usate nel pugilato: diretto, gancio e montante.

Colpi di piede

Tutti i calci tranne lo Charlemont possono essere eseguiti sia con la gamba avanzata che con la gamba arretrata e possono essere portati in linea bassa, mediana e alta. I calci possono essere combinati con colpi di braccia e portati in sequenza, fintati oppure doppiati. I calci possono essere anche acrobatici e ne esistono altri oltre a quelli elencati, considerati colpi base.

(Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera)

sabato 4 maggio 2013

I punti deboli della tradizione delle arti marziali.



Secondo Bruce Lee nelle arti marziali è da sempre presente un forte elemento di imitazione, che si manifesta sia negli istruttori che negli allievi, ed è un elemento che in linea generale è presente in ogni uomo. E' anche legato alle tradizioni rigide che stanno dietro ai vari stili. Gli innovatori nelle arti marziali sono veramente pochi.

Ogni insegnante naturalmente cerca di portare acqua al suo mulino dicendo che il suo stile è il migliore. C'è una certa tendenza all' istituzionalizzazione degli stili. Ogni stile finisce per avere dei propri modelli ritmici che caratterizzano tutte le sue tecniche.

Per Bruce Lee, gli stili non considerano il combattimento per quello che è veramente, in quanto chi li crea mette insieme una fantasiosa combinazione di tecniche che allontana l' atleta dalla realtà del combattimento che in realtà è molto più naturale.

Per Bruce Lee la maggior parte degli atleti che si dedicano alle arti marziali, quando si allenano non fanno altro che eseguire una sorta di rituale. Fanno cioè delle cose che sono in qualche modo simili a ciò che si fa quando si combatte sul serio.

I movimenti nel combattimento vero, in realtà cambiano di continuo, non rispecchiano quindi degli schemi. Il combattimento reale è qualcosa di vivo. Quando ci si trova in una situazione in cui si rischia la vita è improbabile che si cerchi di rimanere fedeli agli schemi che si seguono quando ci si allena. Questo è veramente molto difficile. Quindi l' utilità di questi schemi è quanto meno criticabile.

Per Bruce Lee esiste la libertà, dove non è presente una sorta di condizionamento meccanico.

venerdì 3 maggio 2013

E se non riesco a trovare un valido motivo per allenarmi?



Cosa posso fare se non riesco a trovare un valido motivo per allenarmi? Sicuramente se proprio non ne avete desiderio vi conviene lasciare perdere.

Il problema è che alle volte il desiderio c'è ed anche delle ragioni abbastanza valide, quella che manca invece è la motivazione.

Allenarsi anche da soli a casa, se fatto con criterio, fa bene alla salute. Inoltre imparare un' arte marziale può servire per la difesa personale.

Ho cominciato a studiare il kung fu Wing Chun a casa per conto mio circa otto anni fa. Oggi ho una collezione di libri di arti marziali rispettabile, e conosco un po' pure il Karate.

La mia è una scelta personale, altri sicuramente preferiscono la palestra ed un buon maestro ed io stesso non escludo prima o poi di iscrivermi da qualche parte. Il mio è un problema legato anche al tempo che ho a disposizione.

Se vi allenate da soli potete organizzare come volete i vostri allenamenti, e scegliere anche le tecniche che ritenete più adatte al vostro fisico ed alla vostra indole.

La motivazione in voi può mancare per varie ragioni:

1. Non vedete in voi dei grandi progressi

2. Vi annoiate

3. I libri vi sembrano incompleti e vorreste la guida di un vero esperto

4. Avete problemi di organizzazione.

Se vi annoiate molto potreste provare a vedere se c'è qualche amico che sarebbe disponibile ad allenarsi con voi. Per quanto riguarda i libri, basta sapere scegliere. Io due testi li ordinati persino dall' America.

La durata dell' allenamento può anche essere breve. Venti minuti, mezz' ora al giorno o tre volte la settimana potrebbero bastare. D' altra parte il vostro obiettivo non deve essere di certo quello di diventare un ninja.

giovedì 2 maggio 2013

Da Jeet Kune Do. L' importanza di comprendere le tecniche di combattimento.



Per capire le tecniche è necessario tener presente che esse consistono di numerosi movimenti condensati. All' inizio essi possono apparire goffi, sgraziati, ma quando cominci ad apprenderli scoprì che in realtà goffi non sono, perché una buona tecnica comprende rapidi cambiamenti, grande varietà e grande velocità. Può essere un sistema di alterne vicende paragonabile al concetto di Dio e del Diavolo. Nel rapido susseguirsi degli eventi quale dei due avrà la meglio? Quello che si muove con la rapidità del fulmine? Secondo i Cinesi, si. Cogli l' essenza delle arti marziali e assorbila fino a farla diventare una seconda natura. Solo così puoi capire a fondo e puoi avere uno stile tuo, libero, personale. Raggiunto questo traguardo, saprai che non esistono limiti.

Guardati dalle tecniche fisiche.

Alcune arti marziali sono molto popolari perché sono belle da vedere, caratterizzate da tecniche fluenti, scorrevoli. Ma attenzione! Sono come un vino che è stato annacquato non è vero vino, non è un vino buono, un prodotto genuino. Altre fanno meno figura, però - come sai – hanno un non so che, un tocco di autenticità, il sapore della genuinità. Sono come le olive. Il loro sapore può essere aspro, dolce-amaro. Ma l' aroma persiste. E impari ad apprezzarle. Mentre nessuno ha mai apprezzato un vino annacquato.

(Fonte: autore: Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

mercoledì 1 maggio 2013

Ferite tipiche da sport. I pericoli dell' allenamento.



Le ferite tipiche da sport sono piuttosto rare. La più comune nella kick boxing, come pure nella boxe è la ferita del sopracciglio che purtroppo costituisce una delle più comuni cause di arresto del combattimento per intervento medico. In realtà essa non è così pericolosa o grave come potrebbe far pensare l' abbondante sanguinamento che inonda il viso del combattente e gli impedisce spesso di proseguire l' azione. Ciò è motivato più che altro dal fatto che, colando il sangue sull' occhio, è disturbata la visione.

Queste ferite sono prodotte talvolta da colpi, ma più spesso da testate, sulla volontarietà o meno delle quali sta all' arbitro decidere. Esse, pur avendo l' aspetto di ferite da taglio, sono l' effetto di una contusione; provocata nel nostro caso, dal margine osseo dell' orbita, che è in alcuni soggetti molto aguzzo e sporgente.

La cura della ferita da parte del sanitario consiste:

1) nell' arresto definitivo dell' emorragia con mezzi chirurgici;

2) Nel lavaggio della ferita e sterilizzazione di essa e della regione circostante previa rasatura dei peli e lavaggio con acqua e sapone;

3) Nella eventuale sutura con filo di seta, nylon e con grappette metalliche allo scopo di ottenere la cicatrizzazione del taglio.

(Fonte: Full Contact, autori: Giorgio Perreca e Daniele Malori, Edizioni Mediterranee)