sabato 20 aprile 2013

Karate. La mano di Tang.



Contrariamente a quanto avveniva in Giappone, dove i metodi di lotta corpo a corpo prediligevano prese e proiezioni (conseguenza dell' uso delle armature, che rendevano inutile la percossa e di conseguenza implicavano tecniche con cui proiettare a terra o disarcionare un guerriero, per poterlo poi colpire con la spada), a Okinawa il combattimento disarmato si svolgeva generalmente tra avversari privi di protezione e quindi più vulnerabili a colpi di pugno e di calcio. L' influenza della scuole cinesi e della loro divisione in stili duri e morbidi trova un corrispettivo nelle scuole di combattimento di Okinawa.

Queste si svilupparono su base geografica in corrispondenza di differenti città, ciascuna delle quali seguiva uno stile proprio di una diversa regione della Cina, probabilmente a seconda dei contatti commerciali e culturali intercorsi con il Regno di Mezzo. La tecnica che vi si praticava nella città di Shuri, per esempio, era fortemente ispirata agli stili periferici duri, della boxe cinese, derivati dalla scuola del tempio Shaolin. Era uno stile che prediligeva i movimenti vigorosi, di forza, a volte spettacolari e basati sull' applicazione della potenza secondo linee rette.

A Naha, invece, veniva praticata una tecnica influenzata dagli stili interni, o morbidi, originari delle montagne della Cina, nella regione del Wudang, delle quali il Taiji quan è la più conosciuta versione moderna. Ovviamente la necessità e lo spirito pragmatico degli abitanti di Okinawa adattarono le sofisticate elaborazioni taoiste degli stili interni cinesi creando una tecnica di più facile applicabilità ma, al contrario dello stile duro, ispirata a movimenti circolari, più fluidi e riferiti all' uso del Ki, l' energia interna. Infine, a Tomari si praticava uno stile che univa le caratteristiche delle sue scuole, in una fusione tra duro e morbido che sarebbe stata alla base della scuola Goju, lo stile più caratteristico del Karate di Okinawa.

Tutte queste scuole tuttavia recavano una indiscutibile influenza cinese, tanto che la trascrizione del nome a loro generalmente attribuito, Tode, tradiva la loro origine in un modo che i giapponesi trovarono in seguito insopportabile. -Te- infatti significava mano e alludeva appunto all' uso del corpo umano come arma. Il termine -To-, invece poteva essere tradotto con -vuoto- nel senso di -mani nude- ma anche con -Tang-, l' ideogramma che a quell' epoca identificava la Cina. Il Tode, l' arte marziale di Okinawa, era quindi la tecnica della -mano vuota- ma anche la -mano di Tang- ovvero la scuola di arti marziali della Cina.

(Fonte: Lezioni di Karate, De Vecchi Editore, autori: Stefano di Marino – Roberto Ghetti)

Nessun commento:

Posta un commento