lunedì 29 aprile 2013

Il velo di segretezza mantenuto per anni sul Karate di Okinawa.



Anche se in molte forme d' arte l'insegnamento e la trasmissione sono tradizionalmente riservati a pochi, il segreto che avvolse il karate a Okinawa rasentò l' eccesso, al punto che vennero proibite testimonianze scritte; storicamente ciò fu dettato in parte dall' esigenza di mantenere la pratica nascosta agli occhi delle forze militari occupanti del clan Satsuma di Kyushu. Inoltre la disposizione mentale di celare l' esistenza del Karate era così radicata negli abitanti di Okinawa da persistere anche nel periodo Meiji e dopo, quando non vi era più alcun bisogno di segretezza.

Un esempio significativo di questo atteggiamento è quello dell' anziano gentiluomo che chiuse accuratamente tutte le porte e le imposte della sua casa prima di mostrare un kata al figlio di Funakoshi, Gigo. Quando ebbe terminato la spiegazione, il vecchio disse: - Ora posso morire in pace. Tra gli uomini a cui ho rifiutato di insegnare questo kata ve n'è stato uno che ha continuato a importunarmi fino a costringermi ad acconsentire; tuttavia, ho modificato la forma ed i movimenti fondamentali: pertanto, se in futuro sorgerà qualche dubbio, dì a tuo padre che il kata giusto è quello che ho insegnato a te-.

La pubblicazione di un libro che avrebbe rivelato il kata agli occhi del mondo costituiva quindi un fatto senza precedenti e un impegno straordinario. Come presidente dell' associazione di arti marziali di Okinawa e su richiesta del Dipartimento dell' educazione dell' isola, Funakoshi introdusse il Karate in Giappone in occasione della Prima esibizione annuale di atletica tenuta a Tokio nel 1922 e patrocinata dal ministero dell' Educazione.

(Fonte: Karate Jutsu, Edizioni Mediterranee, autore: Gichin Funakoshi)

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