martedì 29 ottobre 2013

Jeet Kune Do. L' importanza della coordinazione.



Un' atleta esperto si muove con facilità, anche durante lo sforzo massimo. Non si muove in modo goffo.

Un atleta che si muove goffamente, che non riesce a trovare la distanza giusta e calcola di continuo, non può arrivare a sorprendere l' avversario, che fa sempre trapelare le sue intenzioni, senza riuscire a trovare la giusta coordinazione.

Un atleta che ha coordinazione, si muove invece con grazia e fluidità, quasi che entri ed esca dall' azione slittando senza sforzi.

Agisce quindi con tempestività ed i suoi movimenti hanno ritmo. Riesce quindi ad imporre all' avversario un ritmo complementare. Può anche utilizzare questo ritmo a suo vantaggio grazie al perfetto controllo dei propri muscoli.

 Surclassa l' avversario, grazie alla propria iniziativa, e si muove convinto di quel che fa, sicuro della vittoria e fiducioso.

 La potenza 

 E' precisa soltanto la manovra fatta da un atleta capace di non perdere l' equilibrio. Il corpo dell' atleta deve essere così forte da rimanere ben bilanciato durante l' azione.

 In un corpo potente gli impulsi nervosi fanno contrarre un numero di fibre sufficiente, e impulsi inibitori riducono la resistenza dei muscoli antagonisti. Questo rende ottimale sia l' efficienza, che la forza.

 Può capitare che un atleta che debba affrontare una situazione che non gli è familiare tenda a mobilitare eccessivamente le forze muscolari. Compia quindi uno sforzo superiore al necessario.

 E' potente non l' atleta forte ma quello che sa usare la forza con rapidità.

 (Fonte: Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

lunedì 28 ottobre 2013

L' importanza del riscaldamento nel Jeet Kune Do



Perché l' organismo fornisca buone prestazioni fisiche è necessario il riscaldamento. Gli esercizi del riscaldamento devono imitare quelli della disciplina che pratica.

Grazie al riscaldamento viene ridotta la viscosità del muscolo e la resistenza che esso oppone al proprio movimento. Anche la prestazione migliora.

 La ripetizione dell' esercizio prima dell' incontro fissa nel sistema neuromuscolare la natura precisa del compito, e migliora il senso cinestetico.

 Le reazioni biochimiche, forniscono l' energia per le contrazioni muscolari, e favoriscono anche l' aumento della temperatura corporea.

 Grazie a questi processi il movimento diventa più preciso, più vigoroso e più veloce, e aumenta anche l' elasticità e la vulnerabilità dei tessuti.

 E' raro che un atleta si metta a calciare senza aver prima riscaldato le gambe. Lo stesso principio vale per tutti i muscoli che devono fornire prestazioni elevate.

 La durata del riscaldamento varia da caso a caso. I ballerini per esempio, si riscaldano i muscoli per due ore prima dello spettacolo.

 La ripetizione dell' esercizio prima dell' incontro fissa nel sistema neuromuscolare coordinatore dell' atleta l' esatta natura del compito che deve affrontare.

 (Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

venerdì 25 ottobre 2013

Tempismo. Ritmo spezzato.



Generalmente due lottatori di uguale abilità sanno eseguire i reciproci movimenti e, a meno che la loro velocità non sia molto diversa, sono praticamente pari. 

 I loro movimenti di attacco e di difesa sono pressoché sintonizzati. Si susseguono in modo tale che ogni movimento è cronologicamente condizionato da quello che lo precede. Benché acquisti vantaggio quello dei due che attacca, tale vantaggio può essere annullato da una superiore velocità. 

 Però quando il ritmo viene spezzato la velocità non è più l' elemento determinante ai fini del successo dell' attacco, contrattacco. Quando il ritmo è ben avviato i due atleti sono portati a seguirlo. 

Quello dei due che riesce ad interromperlo, mediante una lieve esitazione, o con un movimento a sorpresa, può sferrare l' attacco o con velocità moderata

 L' avversario continua a muoversi secondo il ritmo precedente e viene colpito prima che sia riuscito ad adeguarsi al cambiamento. 

Un colpo sferrato al momento giusto è efficacissimo perché coglie l' avversario impreparato. 

Calci. Nel Jeet Kune Do. 

Quali bersagli sono raggiungibili più facilmente e con maggiore sicurezza ed efficacia? 

 a) Gancio 

1) ginocchio frontale di avversario con parte destra avanzata 

2) inguine di avversario con parte destra avanzata 

3) mano di avversario con parte sinistra avanzata 

4) ginocchio di avversario con parte sinistra avanzata 

5) testa di avversario con parte sinistra con parte sinistra avanzata 

(Fonte: Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

giovedì 24 ottobre 2013

Strumenti nel Jeet Kune Do.



Prima che affrontassi lo studio di quest' arte, per me un pugno era precisamente un pugno, un calcio era precisamente un calcio. Dopo aver studiato quest' arte, un pugno non è stato più un pugno, un calcio non è stato più un calcio. Adesso che conosco quest' arte so che un pugno è precisamente un pugno e che un calcio è precisamente un calcio. 

 Il pugilato occidentale, poiché considera illecite o sleali alcune tattiche, espone a rischi eccessivi, mentre le arti marziali, nelle quali non è proibito colpire nessuna parte del corpo, sono in confronto superprotettive. Tuttavia la regola in esse vigente, che impone di arrestare gli attacchi a parecchi centimetri dal bersaglio, comunica un senso sbagliato della distanza. Questa regola, per la quale, invece della tempestiva esplosione attraverso il bersaglio mobile, si solleva polvere davanti allo stesso, fa si che vengano trascurate le tattiche evasive. Esse sono parte di un' arte aggressiva proprio come sono parte del pugilato. Slittamenti, tuffi, oscillazioni sono tutti una sorta di difesa offensiva senza abbandono della distanza di sicurezza. 

 Nell' incontro realistico, totale, dobbiamo ricorrere ad entrambe le suddette tattiche. Dobbiamo mantenere la distanza di sicurezza e ricorrere alle tattiche evasive. Da sola nessuna delle due può garantire il successo dell' incontro. 

 Nelle arti marziali (combattimento totale, senza regole restrittive) le tattiche evasive combinate con manovre offensive possono venire adottate durante l' esteso impegno finale dell' avversario e durante gli intervalli fra due manovre incalzanti da parte sua. Queste tattiche serviranno a sottrarre l' iniziativa all' aggressore o introdurranno una manovra di immobilizzazione. 

 Per essere efficace l' attacco deve consistere in pugni assestati con la mano avanzata, di finte, di contro manovre sostenuti da mobilità, pressione e strategia. 

 (Fonte: Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

mercoledì 23 ottobre 2013

Quali fattori sviluppano maggiormente la velocità nella lotta?



Il riscaldamento muscolare predispone l' organismo ad un ritmo fisiologico più sostenuto. Aumento delle pulsazioni cardiache, della pressione arteriosa. 

 E' importante anche il tono muscolare, il giusto atteggiamento, la concentrazione, e la riduzione della capacità di ricezione degli stimoli, che favorisce la velocità di percezione. 

 Se dopo che il raggio lungo dell' oscillazione di un lancio o di un colpo sferrato con movimento ellissoidale ha generato un impulso, il raggio dell' arco viene accorciato bruscamente, la velocità aumenta senza che l' atleta aumenti lo sforzo. 

 Questo può essere osservato nell' ultima fase del lancio di un martello, nell' arretramento contro la gamba avanzata del battitore nel baseball. Ancora si verifica questo fenomeno quando si da una frustata. 

 L' azione a mò di frusta del corpo umano proiettato o lanciato è un fenomeno degno di nota. 

 Un' azione può cominciare con un spinta delle dita del piede, e prosegue con l' estensione delle ginocchia e del tronco. A seguire vi sarà la rotazione della spalla e la proiezione del braccio che culminerà con lo scatto dell' avambraccio, del polso e delle dita della mano. 

 Sfruttando il principio dell' accorciamento del braccio di leva si può accentuare la velocità della frusta. Ogni segmento ruota velocemente intorno al proprio fulcro, ma ogni segmento viene accelerato enormemente. 

Lanciando una palla, se l' avambraccio viene proiettato di scatto al di là del fulcro, nel gomito sono presenti tutte le velocità accumulate nel corpo. Questo vale per la maggior parte dei lanci a distanza e delle traiettorie curvilinee. 

 (Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

martedì 22 ottobre 2013

L' equilibrio. La sua importanza nel Jeet Kune Do.



Un fattore importante nell' atteggiamento di un lottatore è l' equilibrio. E' importantissimo per essere efficienti.
  
Per raggiungere l' equilibrio bisogna allineare il corpo in modo adeguato. Tutte le parti del corpo concorrono a creare e mantenere una posizione ben bilanciata. Rappresentano quindi dei veicoli della forza del corpo. E' importante cercare di mantenere i piedi in corretto rapporto fra di loro e col tronco, per avere un corpo allineato in modo corretto. 

 Non è necessaria un' impostazione troppo larga per favorire il corretto allineamento e il perfetto equilibrio, però così si acquisiscono solidità e forza. Un' impostazione stretta (corta) ostacola il bilanciamento perché non fornisce la base da cui partire; conferisce velocità a scapito dell' equilibrio. 

 Per raggiungere un perfetto equilibrio, bisogna tenere i piedi a una distanza media fra loro e direttamente sotto il tronco. Il peso deve essere ripartito in modo equo fra le due gambe, oppure grava un po' di più sulla gamba avanzata. La gamba avanzata è leggermente estesa e il ginocchio è sciolto e morbido. La parte avanzata del corpo forma una linea retta che dal tallone sale al punto più alto della spalla. Questa posizione consente rilassamento e conferisce velocità ed equilibrio. Si sviluppa molta forza. 

 Quando il ginocchio avanzato si flette, si sposta leggermente in avanti il centro di gravità. Per non compromettere la prontezza generale il tallone del piede avanzato deve rimanere a contatto con il pavimento.
  
(Fonte: Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

sabato 19 ottobre 2013

Il ginocchio contro tre avversari non animati.



Nella foga di un combattimento siete scivolati per terra e vi trovate in ginocchio mentre tre avversari tentano di colpirvi. Il primo tenta di colpirvi al volto con un calcio frontale; parate con le braccia a x il suo attacco e colpitelo con la palma d' acciaio allo stomaco.

 Il secondo tenta allora di colpirvi con un calcio laterale alla testa: parate imprigionando la sua gamba tra le vostre braccia e con un brusco movimento proiettatelo lontano al suolo. Questo causerà certamente la rottura della gamba e del ginocchio del vostro avversario. L' ultimo, infine, tenta di colpirvi alla nuca da dietro, con un pugno discendente; parate allora con due mani, imprigionando così il suo braccio. 

 Lo proietterete allora al di sopra della vostra spalla a terra tenendo il suo braccio durante la caduta. Questa azione ha due scopi: rompere il braccio, del vostro avversario e mantenerlo ancora a stretta distanza da voi. Potrete così neutralizzarlo con un colpo pala d'acciaio vibrato al plesso solare

(Fonte: John Armstead, Kung fu di Okinawa, Edizione Mediterranee)

venerdì 18 ottobre 2013

Il Jeet Kune Do è un' arte dell' anima?



Fra le finalità dell' arte, vi è quella di proiettare nel mondo una visione interiore, di manifestare attraverso la creazione estetica le esperienze interiori e personali di un essere umano, di farle conoscere a tutti. 

 Molto spesso l' arte si manifesta anche nella comprensione di ciò che è essenziale, e da forma al rapporto fra l' uomo e la natura dell' assoluto.

 La stessa vita viene espressa attraverso l' arte e trascende il tempo e lo spazio. Per dare una nuova forma e un nuovo significato al mondo ci serviamo dell' anima attraverso l' arte. 

 Alle volte l' anima di un' artista viene messa a nudo attraverso l'arte. Dagli stessi movimenti di un artista traspare la musica della sua anima. 

 Certe volte è bene sbarazzarsi delle idee e agire ricordandosi le proprie radici. 

 L' arte non è mai decorazione, o abbellimento, ma un opera di illuminazione. In altri termini è anche un modo per riconquistare la libertà.

 Per padroneggiare le tecniche nell' arte, è importante interiorizzarle. Arte senza arte e arte dell' anima. 

L' interiorizzazione del processo artistico è molto importante. Esiste una via che conduce al mondo estetico assoluto dell' anima. 

Attraverso l' arte può essere espressa la propria personalità. Ciò porta ad un approfondimento della dimensione personale dell' anima. 

Quando si parla di arte senza arte, ci si riferisce all' arte dell' anima in pace. Il fine ultimo dell' artista è l' apprendimento dell' arte di vivere attraverso l' attività quotidiana. Quindi l' artista si propone di diventare un vero maestro di vita. 

Per diventare maestro un allievo dovrebbe liberarsi di tutte le nozioni vaghe. 

 (Fonte: Bruce Lee, Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee)

giovedì 17 ottobre 2013

Intonando strani incantesimi...



Intonando strani incantesimi, la badessa avvolse accuratamente intorno al polso del bambino un talismano di carta gialla con dei caratteri sconosciuti. Dopo aver preso un po' d' acqua da un vaso di vetro posto ai piedi della statua della Dea Carpa, gli spruzzò il polso. 

 Improvvisamente sugli avambracci del bambino comparvero i segni di tre lunghe dita, scure e ossute, come se qualcosa o qualcuno stesse cercando di soffocare la forza vitale.

 “Ah, ecco qual è il problema. Tuo figlio è posseduto da uno spirito maligno. Lascia che la Dea Carpa lo reclami come figlio adottivo e lo spirito oscuro se ne andrà”. 

 Sbalordita, mia madre si ricordò improvvisamente, che la notte in cui si era addormentata fuori di casa, aveva scorto una figura indistinta sulla porta, proprio un attimo prima di rientrare. Lì per lì aveva attribuito l' origine dell' ombra alla scarsa attenzione con cui la domestica stendeva abitualmente il bucato sul balcone, ma poi quest' ultima le aveva fatto notare che quella sera non aveva messo nulla ad asciugare. 

 Solo più tardi mia madre venne a scoprire che in quel vicolo, durante la Seconda Guerra Mondiale, i giapponesi avevano sparato ad un prigioniero in fuga, uccidendolo. 

 Dopo una semplice cerimonia, che consistette nell' accensione di tre candele rosse e di nove bastoncini d' incenso, mio fratello fu additato dalla Dea Carpa. Ormai nessuno spirito malvagio avrebbe più osato fargli del male. 

 Nel cuore di mia madre si riaccese la fiducia e la speranza. Diede a suo figlio i prodotti medicinali a base di erbe che gli erano stati prescritti e, per la prima volta in tre settimane, il bambino cadde in un sonno profondo. In capo ad una settimana era guarito. 

 Da allora in poi a mio fratello fu proibito per sempre di mangiare le carpe. Continua... 

 (Fonte: Sat Chuen Hon, Qigong taoista, editore pisani.)

mercoledì 16 ottobre 2013

Un viaggio nel mondo delle pratiche terapeutiche.



Seconda parte. In preda alla disperazione, soffocò l' orgoglio e si recò presso un' organizzazione di beneficenza locale che distribuiva erbe medicinali. Ma anche dopo aver somministrato al bambino le medicine prescritte, la febbre rimaneva molto alta. Alla terza settimana il piccolo era diventato troppo debole anche per piangere. Solo ogni tanto emetteva un pietoso, irregolare piagnucolio. Stringendo le manine a pugno con una smorfia di dolore. 

 Finalmente mia madre, con grande difficoltà, riuscì a racimolare abbastanza denaro per farlo visitare da un medico cinese. Ma il dottore non riusciva più nemmeno a sentire il polso del bambino; solo tastando la caviglia riuscì a percepire ancora una debole pulsazione. Il dottore gli prescrisse una blanda medicina e raccomandò a mia madre di pregare perché tutto si risolvesse per il meglio. 

 Annichilita dallo sconforto mia madre cominciò a camminare senza meta lungo la sponda del Fiume delle Perle. Una vecchia donna la vide che piangeva col bambino inanimato fra le braccia. 

Giovane signora, che problema ha il tuo bambino? - le chiese l' anziana donna. 

 Mia madre le raccontò tutta la storia e le spiegò come persino il dottore avesse abbandonato ogni speranza.  

-Perché non provi a fare adottare il tuo bambino dalla Dea Carpa? Forse è posseduto da qualche spirito maligno- 

 Come ultimo disperato tentativo mia madre decise di portare il bambino al tempio della Dea Carpa. Era solo un piccolo tempio di provincia e sull' altare c'era soltanto un' unica statua della Dea Carpa a cavallo del dorso di un drago. 

continua...

 (Fonte: Qigong taoista, autore: Sat Chuen Hon, editrice pisani)

lunedì 14 ottobre 2013

Dal Qi Gong tradizionale a quello Taoista.



Il mio viaggio nel mondo delle pratiche terapeutiche è iniziato quando vivevo ancora con la mia famiglia d' origine. 

 Nell' estate del 1950 a Guangzhou in Cina, mia madre stava prendendo il fresco seduta nel vicolo fuori dalla nostra casa. Era una sera particolarmente calda e umida e tutti i vicini erano usciti all' aperto per rinfrescarsi è un po' per chiacchierare. 

 In qualche modo, tra il cantilenare delle voci e l' intenso profumo del gelsomino, mia madre si addormentò sotto la luna piena appoggiata alla piccola culla che teneva a tracolla in cui c'era suo figlio appena nato. 

Quando la sera cominciò a rinfrescare fu svegliata bruscamente dal pianto del bambino. In tutta fretta lo riportò in casa, ma ormai era troppo tardi. Il bambino si era raffreddato. Il giorno dopo scottava per la febbre

 Quando gli appoggiò le labbra alla fronte, lo sentì ardere di un calore bruciante. Allora capì che doveva trattarsi di una malattia molto grave. 

 Quello era un periodo piuttosto difficile per la mia famiglia. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, l' impresa di mio padre era fallita. Eravamo stati bollati come proprietari terrieri; ci avevano portato via ogni cosa e la nostra casa era l' unica proprietà che ci era rimasta. 

 Non avendo denaro per consultare un medico, mia madre cercò di superare la situazione sperando che la malattia del bambino seguisse il suo corso e, nel giro di qualche giorno, passasse da sé. Ma la febbre non accennava a diminuire e anzi diventava sempre più alta. 

 Continua.... 

 (Fonte: Sat Chuen Hon, Qi Gong Taoista, editrice pisani)

venerdì 11 ottobre 2013

Ancora sulle origini e la storia del Kung Fu.



Nel corso della dinastia Han, le arti marziali si svilupparono e diventarono più simili allo sport; si cominciarono a vedere le prime rudimentali protezioni. Le armi furono perfezionate e la spada a doppio taglio subì un' evoluzione più marcata. 

 Nell' epoca Tang vi fu in Cina un ulteriore sviluppo delle arti marziali. Un nuovo sistema di esame per la selezione degli ufficiali, grazie al quale gli esperti di Kungfu potevano ottenere cariche di prestigio e paghe migliori, portò all' incremento della pratica e dello studio delle arti marziali. 

 Nel corso della dinastia Song, e della successiva dinastia Ming, il Kungfu ebbe una vasta diffusione a livello popolare sia come tecnica di difesa, che come pratica ginnica. Vi fu anche un proliferare di un gran numero di scuole e associazioni, spesso rivali. 

 Divenne molto conosciuta il Leitai, una competizione a mani nude, che avveniva su un palco rialzato. Si perdeva in caso di K.O., o se si veniva spinti fuori dall' area di combattimento dall' avversario. 

 I combattimenti non erano privi di regole, ma non era raro che le sfide finissero in duelli all' ultimo sangue. 

Nell' epoca Ming furono scritti anche importanti testi sulle arti marziali che rappresentano dei veri e propri classici i cui principi restano validi ancora oggi. 

 Fra il 1611 ed il 1911 comparvero molto stili: il Taiji, il Bagua, il Tongbei ed il Tanglang. Nacquero anche delle società segrete come il Loto Bianco, La Lancia Rossa e il Pugno della Suprema Armonia. 

 (Fonte: Antonio Casarella, Kung Fu Wushu, Editore De Vecchi)

giovedì 10 ottobre 2013

Il Kung Fu, le origini e la storia.



Una delle espressioni più tipiche della cultura e dello spirito della Cina sono le arti marziali. In Occidente il Kung Fu è conosciuto come Wushu. 

 E' nato e si è sviluppato parallelamente alla storia della Cina, un grande territorio a lungo segnato dalle guerre contro i popoli invasori, e da lotte interne molto cruente. 

 La Cina aveva un assetto politico sociale di tipo feudale. Questo assetto spinse la comunità a provvedere in modo autonomo alla propria difesa. 

 Da ciò seguì la nascita di molti sistemi di combattimento, che a secondo del luogo erano anche studiati per adattarsi alle caratteristiche fisiche e psicofiche dei praticanti. 

 Bisogna andare all' era preistorica per avere le prime testimonianze, riguardo al combattimento, quando la clava e le pietre erano gli unici strumenti utili al combattimento. 

 In seguito la clava diventò bastone, e con le dovute modifiche diventò una lancia. Con l' avvento del bronzo e del ferro, la lancia venne perfezionata. 

 Con il miglioramento dei mezzi e delle tecniche il combattimento migliorò, da strumento di sopravvivenza assunse valenze superiori, e diventò arte e intrattenimento. 

 Nel periodo degli Stati combattenti, la passione per le armi e le tecniche marziali era diffusa sia tra i militari che fra il popolo. 

 Ci sono pervenute anche interessanti testimonianze sulle abilità raggiunte in quel periodo da uomini e donne. 

Per regolare i rapporti fra i vari Stati venivano organizzate sfide, e capitava di incontrare persone che mostravano le proprie cicatrici, a testimonianza del coraggio e del valore in combattimento.

mercoledì 9 ottobre 2013

Qualche accenno di interesse sul Kung fu



Il Wushu, fa parte della cultura cinese, la Cina è una delle civiltà più antiche del mondo; in quanto parte di quella cultura anch' esso è antico e complesso.

 E' diviso in diversi stili e metodi, e per questa ragione è difficile catalogare e descrivere le diverse tecniche. 

Esplorare l' ampio repertorio tecnico del Kung Fu è difficile e non è facile rendere ad esso la dovuta importanza in poco spazio. 

 Il Kung fu è avvolto da un mistero, che dipende dal modo poco chiaro e scientifico con cui viene trattato. 

 E' un argomento che andrebbe trattato sotto un profilo soprattutto tecnico, lasciando perdere le esteriorità folcloristiche, che si aiutano l' immaginazione, ma allontanano il praticante dalla realtà tecnica, o lo portano a illudersi. 

 Lo portano a illudersi in quanto lo portano a credere di poter compiere gesti improbabili, che sono reali solo nei contesti cinematografici

 Nel Kung fu, non ci sono segreti o tecniche magiche, ma solo una visione più ampia e profonda dell' arte marziale, che spesso deve fare i conti con i limiti personali di praticanti ed insegnanti. 

 E' bene porre attenzione ai movimenti ed alle tecniche che si ritrovano più spesso in palestra, con l' applicazione delle sequenze scelte fra le più semplici, alla portata di tutti. 

 Esistono molti stili. Stili del nord, stili del sud. Un' altra divisione è quella fra stili interni e quelli esterni. C'è poi il Kung fu Shaolin, originatosi nel monastero Shaolin. E' lo stile originario da cui sono derivati tutti gli altri.  

(Fonte: Kung Fu Wushu, autore: Antonello Casarella, De Vecchi Editore)

martedì 8 ottobre 2013

Ma il Jeet Kune Do è efficace?



Vivo a Catania e pratico il Kung fu, Wing Chun, da più di otto anni. Per curiosità ho acquistato ai tempi un manuale di Y. Jim Lee, e ho pensato di provare ad allenarmi ancora. Pian piano è diventata una passione. 

Ho cominciato a studiare anche altre arti marziali, come il Karate ed il Tai Chi. Non completamente, ma in parte. Continuo a preferire però il kung fu, Wing Chun. 

 In ogni Città, non ci sono tanti maestri di Jeet Kune Do. Rispetto ad altre arti marziali i maestri non sono così tanti. 

 Forse ciò è dovuto al fatto che si tratta di un' arte marziale più recente, legata al mito di Bruce Lee. L' insegnamento di questa disciplina quindi non è molto antico. 

 E' un sistema di difesa efficace? E' un sistema di difesa valido, i risultati che si possono raggiungere dipendono da atleta a atleta. 

 Ci sono altri sistemi di difesa, come il Krav Maga, molto elaborati ed anche efficaci. Il Krav Maga è il sistema di difesa dell' esercito israeliano, per quello che ho potuto capire è più ricco di tecniche rispetto al Jeet Kune Do. 

 Ci sono atleti, e atleti. Atleti più preparati, e altri meno preparati. Sicuramente un ragazzino magrolino che fa Jeet Kune Do da poco tempo, non avrà le stesse capacità di un praticante esperto, che si è allenato molto anche in palestra. 

 L' abilità di un atleta può dipendere anche dal maestro che ha avuto. Se è stato un maestro bravo, le capacità dell' atleta in combattimento saranno notevoli.

lunedì 7 ottobre 2013

Pugilato. La posizione di guardia.



Quando si parla di guardia, nel pugilato, si parla di attenzione, protezione e difesa. La posizione di guardia dunque è quell' atteggiamento che consente al pugile di difendersi e di attaccare agevolmente ed è la posizione in cui dovremo sempre ritrovarci dopo aver sferrato un colpo, aver effettuato una parata, una schivata o dopo qualsiasi tipo di spostamento. 

 Una roccaforte per essere stabile e sicura, prima di ogni cosa deve essere ben piantata sul terreno e non deve essere sbilanciata né avanti, né indietro. Ecco, il nostro corpo assumerà una posizione identica, con il peso equamente distribuito sulle due gambe. 

 Per assumere una corretta posizione di guardia si parte, infatti, proprio dalle gambe o, meglio ancora, dai piedi. 

 In questo manuale considererò ogni allievo in posizione di guardia sinistra, il che equivale a tenere il piede sinistro avanzato rispetto a quello destro. I guardia destra, anche se, secondo me, dovrebbero imparare anche loro a boxare in guardia sinistra (sempre per una questione di conoscenza), faranno gli stessi movimenti ed esercizi al contrario, considerando cioè il piede e il braccio sinistro come piede e braccio destro, stesso vale per le braccia, nel senso che il Jab, per chi si trova con il piede destro avanti, non sarà più il diretto sinistro, ma il diretto destro. 

 Divaricare le gambe a una larghezza uguale a quella delle spalle (40-50 cm, variabili in funzione dell' altezza del pugile) e, mantenendo la posizione, fare un passo avanti con il piede sinistro. Distribuire il peso del corpo equamente su tutt'e due le gambe. 

 Il motivo per cui il peso debba essere equamente distribuito, consiste nel semplice fatto che un pugile non dovrà mai trovarsi sbilanciato, altrimenti non solo non sarà in grado di portare con efficacia i suoi colpi, ma anche un leggero colpo dell' avversario potrebbe farlo ritrovare disorientato... se non per terra. 

 Per assorbire meglio i colpi e le spinte dell' avversario, poi, è necessario che le ginocchia siano leggermente flesse. Leggermente. 

 L' ultima cosa da fare per completare la corretta posizione delle gambe sarà quella di spostare appena il peso del corpo sulla gamba posteriore (dx), giusto appena, se vogliamo tradurlo in percentuale, io direi un 10%. 

 La cosa potrebbe sembrare un controsenso, ma non lo è. 

 Il motivo è presto detto: questo atteggiamento consentirà al pugile di essere sempre pronto con il suo colpo più potente e gli permetterà di eseguire gli scatti per avanzare e attaccare, arretrare o compiere qualsiasi altro spostamento con la massima rapidità. 

 1) Piede sinistro avanti 

2) Apertura delle gambe sul piano saggittale (orizzontale) pari alla larghezza delle spalle. 

3) Peso distrubuito equamente sulle due gambe. 

4) Gambe leggermente flesse 

5) Leggero spostamento del peso del corpo sulla gamba posteriore. Provare a molleggiare lievemente. 

(Fonte: Boxe at Gleason's GYM, autore: Wilson Basetta, Edizioni Mediterranee)

sabato 5 ottobre 2013

Quando è importante capire le tecniche.



Quando ci si allena da soli, quando si comincia, non si fanno molti progressi. Allenarsi a casa per conto proprio non è semplice.

Magari si compra un libro e si cominciano a provare i primi movimenti. Si fa un po' di ginnastica preparatoria. 

Pian piano però, se avete preso l' allenamento abbastanza seriamente, vi ritroverete a riflettere su come fare progressi. 

E' importante comprendere le tecniche. Soltanto comprendendo le tecniche riuscirete ad imparare a dominare un arte marziale. 

Le tecniche consistono in numerosi movimenti condensati. Inizialmente sembrano goffi, sgraziati, ma quando cominci ad apprenderli scoprì che in realtà non sono goffi. 

Una buona tecnica comprende rapidi cambiamenti, e grande velocità. E' meglio muoversi con la rapidità di un fulmine o no? 

Secondo i Cinesi, si. E' importante fare propria l' essenza delle arti marziali fino a farla diventare una seconda natura. In questo modo si può arrivare ad uno stile personale. Quando si raggiunge questo traguardo, non esistono più limiti. 

 Guardati dalle tecniche fisiche. In certe arti marziali, le tecniche sono fluenti e scorrevoli. Bisogna fare però attenzione perché certe arti marziali secondo Bruce Lee somigliano ad un vino annacquato non genuino. 

Altre comunicano invece una certa autenticità. Sono genuine. Nessuno ha mai attrezzato un vino annacquato.

venerdì 4 ottobre 2013

La boxe. E' utile per l'allenamento?



Quali sono gli attrezzi che possono ritornare utili quando una persona si allena da sola? Esistono parecchi attrezzi. 

 E' molto importante la corda per saltare. Si usa molto nella boxe, ma è importante anche per chi pratica il Karate.

 I piccoli pesi. Ci si può allenare anche con i piccoli pesi, esercitandosi a dare pugni. I pesi naturalmente vanno stretti nelle mani. 

 I guantoni. Serviranno sia per colpire il sacco, che qualche altro supporto. 

 Il sacco per la boxe. E' uno strumento utile, che può aiutare a sviluppare potenza e una buona reattività durante il combattimento. 

 Il Makiwara. E' lo strumento fondamentale, per l' allenamento del Karate, e serve a rafforzare le mani ed i piedi. Lo si può anche costruire. Si può ordinare anche in un negozio on line, che vende attrezzature sportive.  
L' uomo di legno. E' uno strumento, che è utile per le persone che praticano il Kung Fu, Wing Chun. 

 Gli stili di Kung Fu non sono tutti uguali. Il Jeet Kune Do di Bruce Lee è uno dei migliori. 

 Riguardo gli stili di Kung Fu, non sono tutti allo stesso livello. Il JKD è uno dei migliori. 

 Per Bruce Lee, mentre certi stili di Kung Fu sono genuini, altri lasciano molto a desiderare. 

 L' allenamento al sacco da boxe. 

 Bruce Lee integrò nel Jeet Kune Do, i principi della boxe. 

 Per allenarsi nel Karate c' è il Makiwara, uno strumento tradizionale. Ci si può allenare anche riempiendo una pentola di sabbia. 

Un sacco da boxe, può essere utile quando ci si allena da soli. Non è indispensabile però è utile. 

Utilizzare un sacco da boxe, può aiutare ad aumentare la forza dei colpi. Colpendo un sacco in movimento, diventano più forti le gambe, aumenta la velocità e la precisione.

giovedì 3 ottobre 2013

Quando ci si avvicina alle arti marziali fin da piccoli.



Ogni persona ha le sue ragioni per avvicinarsi alle arti marziali. Ci si può infatti avvicinare alle arti marziali per ragioni e motivi diversi. 

 Chi ama le arti marziali, anche il cinema di arti marziali, prima o poi comincia a studiarle. 

 Tante persone vorrebbero imparare a difendersi e scelgono un' arte marziale perché pensano che possa aiutarli ad acquisire conoscenze specifiche, perfette per la difesa personale

 Gli atleti che si esercitano fin da piccoli nelle arti marziali, alle volte diventano tanto da bravi da partecipare alle competizioni. 

 Nelle arti marziali come il Karate e il Judo, è stato sviluppato sempre di più l' aspetto sportivo. 

 In un primo tempo questo è stato dovuto dalla necessità di far conoscere un po' in tutto il mondo, le arti marziali. L' aspetto spettacolare delle arti marziali, ha sempre rappresentato un' attrattiva reale per molte persone. Basti pensare a sport spettacolari come il Full Contact

 C'è anche una via filosofica alle arti marziali, una via legata alla possibilità di sviluppare l' equilibrio psicofisico ed il carattere. 

 Poche persone studiano le arti marziali da sole, come faccio io. E' un atteggiamento un po' atipico. Però si può fare. 

 Cominciare fin da piccoli può di certo essere molto positivo. Basti pensare a tanti campioni o maestri di arti marziali che hanno cominciato a studiarle fin da piccoli. 

 Si può di certo però cominciare anche in età più adulta. Ed alle volte si possono raggiungere anche dei buoni risultati.

mercoledì 2 ottobre 2013

La difesa personale. Quale arte marziale?



Tutte le arti marziali sono nate anche per ragioni legate alla difesa personale. Basti pensare al Karate, considerato da certi, forse soprattutto in passato, un efficace sistema per trasformare le persone normali in combattenti invincibili. Naturalmente oggi si tratta di un semplice mito. 

 Oltre al Karate, anche il kung fu ed il full contact rappresentano delle ottime vie per imparare a difendersi. Il Karate è un po' la base, se si considera che le sue tecniche vengono utilizzate anche in altre arti marziali, come il Full Contact. I calci del Full Contact sono quelli del Karate, i pugni invece sono quelli della boxe. 

Anche l' aikido, arte marziale giapponese praticata da Steven Seagal, viene considerato un ottimo sistema di difesa. E' anche una delle arti marziali più spettacolari. 

 Esistono però delle arti marziali, che sono nate in un' ottica legata molto meno al concetto di disciplina marziale, o di disciplina destinata al combattimento sportivo. Sistemi che sono nati proprio per permettere alle persone di difendersi in caso di aggressione.

 Le principali sono secondo me: il Ju Jitsu moderno, il Krav Maga ed il Jeet Kune Do. 

 Con il termine Jeet Kune Do, si intende un sistema di autodifesa inventato da Bruce Lee. Il testo scritto dal maestro si può reperire in libreria o ordinare on line. 

 Il Krav Maga è il sistema di difesa dell' esercito israeliano. E' divenuto celebre grazie ad un film con Jennifer Lopez

 Il Ju jitsu moderno, diviso in varie scuole, viene spesso utilizzato anche dai membri della polizia.

martedì 1 ottobre 2013

Combattenti. Meglio non stilisti.



Secondo Bruce Lee, nelle arti marziali ci si fissa un po' troppo con gli stili. Gli atleti si aggrappano alle forme e questo li può limitare nel combattimento reale. 

 Essere troppo legato ad uno stile può creare un vero limite. Il livello di comprensione è più infantile. Per Bruce Lee essere maturi significa comprendersi interiormente. 

 Un atleta che riesca a superare il condizionamento meccanico, può riuscire a muoversi con semplicità. 

 Se un' azione è basata su un' idea, da essa viene prodotta altra resistenza. La conseguenza negativa è che viene a mancare la flessibilità

 E' importante uscire dagli schemi per adattarsi alle circostanze. La verità non è contenuta nei propri schemi

Bruce Lee era convinto che i modelli appresi durante lo studio delle arti marziali, potevano impedire agli atleti di conoscere se stessi. 

 Quando si studiano le arti marziali bisogna raggiungere una meta importante: diventare liberi. Una mente condizionata non è come una mente libera. 

E' importante liberarsi dei propri schemi, e del proprio passato. 

 La libertà nel combattimento, soprattutto in quello da strada, va persino al di là dei concetti di giusto o di sbagliato.