Un praticante di KUNG FU non può cimentarsi nel combattimento libero fino a quando non abbia appreso le posizioni e gli attacchi base al punto da applicarli istintivamente in ogni situazione. A questo scopo, ci si allena comunemente immaginando di avere di fronte un avversario; questa pratica, in ogni caso, non può sostituire completamente la preparazione che si ottiene con un avversario reale. Questi, infatti, presenta un bersaglio mobile il che non è concepibile nell' allenamento a vuoto o contro un bersaglio fisso.
Un avversario reale, inoltre, può contrattaccare a sua volta e ciò richiede una preparazione non solo ai movimenti di offesa ma anche a quelli di difesa. Lo scopo del combattimento libero è di esercitare in movimento contro uno o più avversari, tutti gli attacchi, le parate e i contrattacchi che erano stati precedentemente appresi individualmente. Esso è un vero e proprio test di versatilità, rapidità di risposta e di controllo. Permette inoltre di ampliare notevolmente la gamma degli attacchi studiati, attraverso un impiego assolutamente pratico.
Migliora inoltre ogni difetto di impostazione o preparazione, permettendo di incrementare equilibrio e stabilità, oltre che ogni tipo di attacco e di parata. L' essere colpiti in combattimento è altamente educativo: ci dimostra quanto sia difficile ottenere la perfezione attraverso il dolore morale e fisico causato da un attacco portato a segno dall' avversario e ci permette, attraverso l' esperienza, di perfezionare e arricchire il nostro bagaglio tecnico. In strada si incontrerà molto raramente un avversario pratico di arti marziali (questo discorso si riferisce ovviamente ai paesi occidentali); l' allenamento in palestra permette quindi di esercitarsi contro i più temibili tra gli avversari possibili.
(Fonte: John Armstead, Kung-Fu di Okinawa, Edizioni Mediterranee)
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